Palmetto Records – PM2171 – 2014
Fred Hersch: pianoforte
John Hébert: contrabbasso
Eric McPherson: batteria
«L’album è sequenziato nel modo in cui lo sarebbe una nostra esibizione da club o in concerto: spesso apriamo con uno standard, suoniamo materiale originale, il penultimo brano è una ballata dall’American Popular Songbook – per finire quasi sempre con un brano di Monk.»
Intro assai neutrale, distaccato diremmo, ma siamo distanti dal poter considerare pacificata o scontata la vena ideativa costantemente aggiornata del Nostro: relativamente deposte frange d’eccentricità ma senza per ciò abdicare al brio avant-garde, la creatività di Fred Hersch continua a spendersi su un ampio terreno in cui l’abbraccio della tradizione non è ripensamento, così come non s’insegue in termini effimeri l’innovazione – peraltro già investita e praticata.
Dal contrappunto tra l’obliqua linea melodica della mano destra e la macchinosa sezione ritmica imbastita dalla sinistra (in You & the Night & the Music) sortisce uno spiazzante ibrido che sa di smorte soluzioni latine così come di non remote esplorazioni bachiane, cui s’avvicenda con aplomb di corposo, increspato velluto il lirismo di tinta notturna del’eponima Floating per lasciar erompere, vivido e sghembo, il corpo danzante in Home Fries.
L’affettuosa sequenza tematica ol’ times devoluta in West Virginia Rose, l’ascensione, solenne e maestosa, di Far Away, la cantabilità sghemba e frizzante di Arcata, il vivido spleen autunnale di A Speech to the Sea, l’esposizione macerata e pluviale in If ever I would leave You, la temperata bizzarria melodica nella monkiana (come da programma) Let’s cool one, sono i tanti passaggi di un programma devoluto all’elargizione e condivisione di stati umorali e creativi che espandono la vena felice, in questo caso consolidata, del già eccentrico cantore di umori e contrasti del Village.
Pervase da possenti ondate di colore, con un addizionale tocco di surrealismo, i brani palesano una compiuta evoluzione, segnatamente l’esposizione e il travaglio dei materiali a sua firma, che ne fa oggi una dei più letterali praticanti di una rinnovata concezione della nobile scia evansiana, a suo modo così permanendo distante da contemplazioni apollinee ma sempre in ascolto verso pulsioni e contrasti di strada e di vita.
Maestria ardua, quella di tener desta l’attenzione dell’auditore sulla chimica generativa e sulla meccanica interiore del brano: non ponendo di fatto soluzioni pacificanti per l’ascolto, la musicalità di Hersch, insieme schiva ed estrosa, si conferma di portata e corpo godibili senza (ancora) abdicare ai vezzi delle intoccabilità da (ricercato) outsider.
Link di riferimento: soundcloud.com/bk-music-pr/floating-fred-hersch-trio