Michele Jamil Marzella – La via del possibile

Michele Jamil Marzella - La via del possibile

Fonosfere – FNF107 – 2014




Michele Jamil Marzella: trombone, radong, effetti

Pierangelo Eddy De Marco: programmazione

Limongella Progect: art dj

Vito Lopriore: voce narrante

Rossella Antonacci: voce

Gabin Dabiré: voce

Valentina Pavone: flauto traverso

Antonio Genchi: sassofoni

Piero De Marco: chitarra

Eddy De Marco: basso elettrico

Maurizio Lampugnani: percussioni, voce

Ugo Custodero: percussioni, hang shock






La via del possibile rappresenta la traccia dell’incontro “provocato” da Michele Jamil Marzella tra le sonorità orientali del radong – una sorta di tuba, utilizzata nel Tibet – e le modalità espressive del mondo occidentale. Un incontro immediatamente e volutamente portato su più piani, in una ricerca intenzionata ad investire e a sondare molte delle “opposizioni” tra i due mondi. E, per traslato, le varie categorie della conoscenza e delle emozioni: spirito e materia, aspirazioni e concretezza, natura e elemento umano.


I versi – scritti da Marzella e recitati da Vito Lopriore in Prayer – rivelano il percorso di ricerca compiuto dal trombonista e “raffigurato” nelle nove tracce del disco. L’armonia con la Natura e la possibilità, la necessità, anzi, di non forzare le dinamiche dell’ambiente circostante alle effimere volontà umane. Un dilemma costante, praticamente irrisolvibile, ma utile per interrogarsi sull’andamento e sullo sviluppo del nostro mondo contemporaneo.


La musica di questo viaggio sfrutta l’improvvisazione e il disegno sonoro in maniera aperta e priva di schemi precostituiti. Se l’apertura è essenzialmente affidata alle monodie, si passa, traccia dopo traccia, attraverso la sovrapposizione di strati creata dai campionamenti e dalle manipolazioni sonore, all’utilizzo delle voci e degli strumenti, si incontra la dimensione dub di Ritorno al Passato e si arriva infine alle reminiscenze afro di Etno Loop Station. Una sintesi tra linguaggi costantemente cercata e rimessa in discussione da Marzella, attraverso lo spostamento geografico dei riferimenti sonori e attraverso accostamenti spiazzanti o convergenze più consuete.


Le nove tracce contengono tutti questi stimoli in poco più di trentatre minuti: voci, ritmi, linguaggi e suoni vengono fatti convergere in una miscela veloce, istantanea. Ciò nonostante il lavoro ha un passo calmo e riflessivo: i vari elementi si affiancano e si dispongono in una dimensione piana, attenta a non diventare ridondante e senza il timore di creare una connessione non prevista.


Marzella completa, in questo modo, un “esperimento emozionale”, la ricerca cioè di una propria via espressiva che congiunga la Puglia al Tibet, passando per le coste del Mediterraneo, per le leggende (e, quindi, i suoni) de Le Mille e una Notte e del Milione, per i territori della mezzaluna fertile, per le vie del sale e per i paesaggi himalayani. Una via praticabile, soprattutto, se affrontata senza cercare di stabilire la superiorità di un mondo sull’altro, ma andando alla ricerca delle combinazioni, anche stridenti quando è necessario, tra le varie suggestioni.



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