William Tatge + Last Call – Borderlands

William Tatge + Last Call - Borderlands

Parco della Musica Records – MPR 067 CD – 2015




William Tatge: pianoforte

Dan Kinzelman: sax tenore

Francesco Ponticelli: contrabbasso

Stefano Tamborrino: batteria, percussioni






Progetto a gestazione quasi decennale, coagulatosi insieme ai regolari partner di scena nazionale del pianista umbro di radici statunitensi (e ora regolarmente attivo anche sulla scena newyorkese), quindi definito sotto la regia e la titolarità di quest’ultimo, Borderlands riunisce con William Tatge due presenze solide del panorama non solo nostrano per completarsi con gli apporti di un batterista tra le più nuove leve.


Il giovane ensemble si dipana senza costrizioni lungo terse e fluenti linee melodiche (One Revolution), abile al bilanciamento dinamico tra forme classiche e contemporanee visionarietà (Synopsis), giocando con le “particelle elementari” del discorso musicale (Arrival), ergendosi con risonanze post-classiciste verso forti tensioni drammatiche (Ergo) e, sul finale, nei momenti improvvisati al di fuori della scrittura quali le collettive Lux, Marche Triomphale, e In Balance non si smarriscono bussola e coordinate di un disciplinato giuoco di reciproci rimandi.


In agilità e freschezza, le forme argentee della tastiera di William Tatge non lasciano nulla d’incompiuto a partire dagli argomentati canovacci, fidando nell’interplay con l’inappuntabile personificazione tenoristica di un sempre asciutto Dan Kinzelman; a sostegno delle linee melodiche, il drumming d’ampia prospettiva ritmica e virtualmente privo di vuoti interventistici di Stefano Tamborrino, e le polpose, oscure geometrie dello sperimentato Francesco Ponticelli.


Un collettivo organico, privo di velleitarie ambizioni di trasgressione formale o revisioni estetiche a perdere, che mantiene negli esiti la programmatica (e percepibile) «economia di mezzi, con attenzione al suono e ascolto reciproco»; lo stesso non procede erratico per incursioni vacue e afinalistiche verso ineffabili “terre di confine”, persistendo piuttosto, con viva e fattiva curiosità, entro un tonico refreshing di qualitativi stilemi, in corposa, essenziale eleganza e intelligenti spunti progettuali.