Paolo Damiani Double Trio – Seven sketches in music

Paolo Damiani Double Trio - Seven sketches in music

Parco della Musica Records – MPR069CD – 2015




Paolo Damiani: contrabbasso, violoncello

Rosario Giuliani: sax alto, sax soprano

Daniele Tittarelli: sax alto, sax soprano

Marco Bardoscia: contrabbasso

Michele Rabbia: percussioni, effetti





Inciso in live a Roma il 18 marzo 2014 (la serata fu opportunamente recensito in queste pagine da Francesco Tromba), è uscito ora il disco di questa inedita formazione. Il progetto di Paolo Damiani è un omaggio a Renzo Piano. I sette schizzi musicali (cui si aggiunge una traccia, Sortie, composta da Rosario Giuliani) sono ispirati ad altrettanti teatri e auditorium realizzati in Europa. I piani di lettura sono quindi molteplici e tutti suggeriti dal violoncellista nelle brevi, appassionate note di copertina. In effetti, il grande architetto vede la musica come un’architettura intangibile e confessa di operare partendo, quasi come un improvvisatore, da un’idea di base, uno schizzo, una traccia senza avere un’idea precisa di dove lo porterà la sua creatività. Partendo da quest’affermazione il violoncellista traccia nel suo testo introduttivo, importante quanto l’ascolto del disco (lo si trova facilmente in rete) una mappa, intricata ed incantevole, di sentieri di ricerca comuni alle due arti.


Per realizzare il suo progetto Damiani si serve di una formazione a geometria assolutamente non convenzionale. Il doppio trio è in realtà un quintetto formato da due coppie di strumenti fra loro familiari legate dal drumming e dall’uso dell’elettronica, talora visionario di Michele Rabbia. In effetti, come detto anche da Damiani in un’intervista, il percussionista è al centro della scena, sia quando garantisce un accompagnamento di tipo “tradizionale” sia quando disegna, con l’uso meditato dei suoi tanti congegni, trasognate architetture sonore.


Il percorso musicale è quindi un’esplorazione di tanti temi e contrasti, alla ricerca di un “non pensabile, di”, aree di incertezza e di conflitto, pause contro la tirannia della tecnica e della produttività ad ogni costo. E al limite fughe, uscite dal solco seminato, evasioni Apparizioni subito negate e visioni infrante come un’onda”. Musica come poesia quindi, come contrasto vivo, incontro-scontro, fra scrittura e improvvisazione, fra classicità e rottura degli schemi, fra famiglie di strumenti complementari eppure in contrasto, fra jazz e classicità


Un piano ambizioso, e riuscito. Per chi condivide lo spirito del progetto di Damiani l’ascolto della sette tracce è un’esperienza intensa e felice. Il lirismo acceso profuso dai cinque musicisti fa svanire, fin dal primo ascolto, qualsiasi sospetto d’intellettualismo.


Piacerà senz’altro meno ai cultori di un jazz mainstream o radicale.