Luglio Suona Bene con D’Angelo e Bollani

Foto: Fabio Ciminiera










Luglio Suona Bene con D’Angelo e Bollani

Roma, Auditorium Parco della Musica

D’Angelo and The Vanguard: 6 luglio 2015

Stefano Bollani “Sheik Yer Zappa”: 19 luglio10-24.7.2015

Luglio Suona Bene, abituale rassegna estiva che si tiene nella Cavea dell’Auditorium di Roma, presenta anche quest’anno una serie di concerti di qualità, con la partecipazione di artisti noti dal successo di pubblico garantito, in molti casi, già in prevendita. Non fa eccezione il ritorno di Stefano Bollani, vero habitué del festival, in tournèe con una intelligente rilettura in chiave jazz di alcuni pezzi tratti dallo sterminato repertorio di Frank Zappa. I brani proposti sono quelli racchiusi nel progetto culminato con l’uscita nel 2014 dell’album Sheik Yer Zappa, nome mutuato dal disco di fine anni settanta, Sheik Yerbuti, nel quale Zappa se la prendeva con il mercato pop di quegli anni. Ad accompagnare il pianista tre straordinari musicisti, Jason Adasiewicz al vibrafono, Paul Santner al contrabbasso e Jim Black alla batteria, per un quartetto che regala buone vibrazioni fin dalle prime note. I quattro attaccano con le note di Cosmik Debris a macinare ritmi sostenuti e volumi alti in un concerto che non smetterà di sorprendere ed entusiasmare nemmeno sui tempi più lenti ed ironici del cantato dello stesso Bollani nel secondo brano in scaletta Bobby Brown Goes Down. Il quartetto infatti si intende a meraviglia, frutto di una collaborazione che va avanti dal 2011, anno di incisione dei brani live racchiusi nel disco, con una portentosa ritmica da una parte, in cui è il Black vero mattatore della serata e più volte acclamato dal pubblico estasiato, e i continui scambi tra Adasiewicz e Bollani dall’altra che si sfidano in una battaglia all’ultimo assolo che vede tutti vincitori. Il nostro musicista è bravo a cogliere l’essenza dei brani di Zappa in cui si rispecchia nell’inventiva e nell’ironia, semplificando la complessità della musica zappiana in un lavoro di sottrazione che convince soprattutto nella dimensione live. Un miscuglio di influenze che si sente in ogni brano in cui non si contano i cambi improvvisi di direzione, con i quattro che ritornano e si allontanano dal tema centrale a proprio piacimento in un’empatia totale ed un interplay di qualità. E così si passa dalla pregevole Peaches En Regalia ad Uncle Meat, dai brani in solo dello stesso Bollani, ispirati e dedicati al musicista americano, fino alla scherzosa canzone d’amore, carica di ilarità, I Have Been In You con incredibile linearità, in una creatività che non imita, ma continua con eleganza e tanta classe a far rivivere il messaggio lasciatoci dal genio di Zappa.


Quello di Bollani è però l’unico nome di un cartellone che ha sacrificato in parte quest’anno la musica jazz, con la scelta di puntare su nomi dal successo ormai consolidato che ciclicamente ritornano, affiancati tuttavia dall’esclusivo show sempre personale di Bjork, dal ritorno sulle scene, in realtà non troppo convincente, di Lauryn Hill e soprattutto dalla prima tappa italiana di D’Angelo. Il musicista e produttore di Richmond è ritornato in auge con l’uscita dell’acclamatissimo album Black Messiah a fine 2014 dopo ben quattordici anni di assenza ricchi di mistero, proclami e sporadiche apparizioni in veste di ospite speciale. Eppure con il precedente album Voodoo si era imposto come una delle figure di spicco del neo soul, vincendo praticamente tutto in termini di riconoscimenti, di premi e di vendite, con un allontanamento dalle scene che ha trasformato questo concerto in un evento capace di richiamare tra il pubblico anche molti musicisti e critici. Per questo tour D’Angelo ha però fatto le cose per bene, affidandosi ad un super gruppo, i The Vanguard, in cui spiccano musicisti di lungo corso, con una robusta ritmica formata da Pino Palladino e Chris Dave e ben dodici musicisti a completare una formazione oggi davvero formidabile. Ma l’attesa è indubbiamente tutta per il leader che non tradisce le aspettative ma anzi rafforza la figura del suo personaggio. Nonostante il caldo infernale infatti, D’Angelo non impiega molto a prendere confidenza con il palco e, sulle note dell’iniziale Ain’t That Easy, ci mette davvero poco a far alzare e ballare tutto il pubblico presente. Con un carisma ed una presenza scenica che ha pochi eguali, il polistrumentista americano è praticamente perfetto dimostrandosi in grande forma: canta, balla, detta stacchi e coordina passo passo i suoi compagni di avventura in uno show che non conosce pause, snocciolando tutto il suo repertorio in brani a volte di denuncia, a volte d’amore, in un mix di soul, funk e R&B che raccoglie il meglio della musica nera attuale. Suona relativamente poco, in qualche brano la chitarra e in qualche altro frammento lo si vede seduto al piano, dimostrando comunque in pochi interventi anche un grande gusto ed uno straordinario talento, preferendo tuttavia affidarsi alla sua solida band per deliziare il pubblico attraverso la sua caratteristica e riconoscibile voce. Ma è uno show curato nei minimi dettagli in cui anche la scena ha una parte importante tra cambi d’abito, entrate e uscite dal palco e scambi con i musicisti concentrati ed impegnati nella riuscita di una grande serata che ci restituisce una delle figure più importanti di questi anni. Uno spettacolo completo che alla fine ha convinto tutti ben oltre le aspettative iniziali, in quel che forse potrà essere definito come l’evento più importante di questa estate.



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