Chris Potter Underground Orchestra – Imaginary Cities

Chris Potter Underground Orchestra - Imaginary Cities

ECM Records – ECM2387 – 2015




Chris Potter: sax tenore, sax soprano, clarinetto basso

Adam Rogers: chitarre

Craig Taborn: pianoforte

Steve Nelson: vibrafono, marimba

Fima Ephron: basso elettrico

Scott Colley: contrabbasso

Nate Smith: batteria

Mark Feldman: violino

Joyce Hammann: violino

Lois Martin: viola

David Eggar: violoncello






Chris Potter è uno dei sassofonisti del jazz moderno più stimato dai suoi colleghi. Basti pensare ai giudizi lusinghieri riferiti sul suo conto da nomi come Lee Konitz e Joe Lovano, che stravedono per le sue qualità tecniche ed espressive. Non si possono enumerare tutte le lussuose collaborazioni di cui è punteggiata la sua carriera artistica, tante sono e tutte di valore. Lo stesso è conosciuto principalmente come il sax del gruppo di Dave Holland, colonna portante di un combo formato da fior di strumentisti.


Come leader il musicista di Chicago ha spiccato il volo in coincidenza con il passaggio all’ECM. Nel 2013 la casa di Manfred Eicher ha pubblicato, infatti, The Sirens, accolto con molto favore dalla critica internazionale. Adesso è il turno di questo Imaginary Cities, progetto ambizioso inciso con una band di undici elementi, così strutturata: una sezione d’ archi completa, dal violino al violoncello al contrabbasso, una sezione ritmica costituita da pianoforte, basso elettrico e batteria, più chitarra e vibrafono, oltre all’unico fiato a disposizione, il sassofono tenore o soprano di Potter.


Con una formazione così plasmata, è agevole per il caporchestra giocare sul contrasto timbrico fra la classicità degli archi e l’impronta soft rock di chitarra e basso elettrici. Ad aggiungere colori e nuances particolari all’Underground Orchestra, ci pensa Steve Nelson, al vibrafono, che oltre a fornire un aiuto considerevole a definire il sound dell’ensemble, si lancia in alcuni soli fulminanti, utilizzando anche la marimba. Altro elemento determinante all’interno della band è Nate Smith, batterista energico e fantasioso, impegnato quasi sempre in un accompagnamento in controtempo, in levare, per favorire una spinta funky a tutte le composizioni.


È prezioso pure il lavoro di Adam Rogers alla chitarra elettrica, in virtù di interventi inclinati verso un pop melodico di facile fruizione, ma incisivo. Su tutto e tutti si erge la voce del sassofonista: corposa, trascinante e trasparente al tenore, eterea, nitida e insinuante al soprano, sempre perfettamente calibrata.


Nelle otto tracce, per un totale di settantuno minuti, si ascoltano composizioni ben arrangiate con un’alternanza di momenti collettivi, ad altri in cui sono protagonisti pochi elementi, mentre gli altri tacciono. È una musica ariosa, che contiene echi sinfonici, rimandi al folklore dell’oriente in alcuni segmenti, con una pronuncia, un’esposizione jazzistica, o meglio di una fusion dolce, non aggressiva.


Imaginary Cities, in sintesi, ci consegna l’immagine di un Chris Potter, non soltanto brillantissimo solista, ma anche autore e bandleader in sicura ascesa, fra i più interessanti fra quelli che incidono per la prestigiosa etichetta tedesca.