Omit Five – Speak Random

Omit Five - Speak Random

Slam Productions – SLAMCD551 – 2015




Mattia Dalla Pozza: sax alto

Filippo Vignato: trombone

Joseph Circelli: chitarra

Rosa Brunello: contrabbasso

Simone Sferruzza: batteria







Speak Random prosegue il percorso aperto da Omit Five con il precedente disco omonimo. Le tredici tracce originali, proposte in modo tutto sommato democratico dai cinque musicisti, offrono alla formazione la possibilità di cercare una propria strada nel panorama musicale attuale. Avanguardie, modern mainstream, tradizioni consolidate tra gli anni cinquanta e sessanta, radici dei linguaggio: il jazz nelle sue varie forme ed esternazioni rientra nelle note, nelle composizioni e nel modus operandi di un quintetto prevalentemente acustico, a parte la chitarra, energico e eclettico, attento con continuità ad utilizzare tutti gli elementi come base per il proprio percorso.


Il quintetto denota con i suoi movimenti la confidenza innescata tra i suoi componenti. Movimenti aiutati dalla gestione armonica agile e “collettiva”, affidata alla chitarra ma corroborata dagli interventi degli altri, dalla capacità di tenere la melodia come baricentro, dall’utilizzo mirato della libertà espressiva, sia nei dialoghi a due che punteggiano il disco, sia nell’approccio ai temi e alle improvvisazioni. Speak Random può essere tradotto, liberamente, nella possibilità di usare elementi provenienti da contesti differenti senza doversi porre limiti o costrizioni per accostarli, rispecchiando così le dinamiche dell’attualità. L’energia e la padronanza tecnica rappresentano perciò due delle chiavi per procedere nel discorso. L’ascolto reciproco e l’interplay rendono il passo del quintetto sicuro e attento, moderato verrebbe da dire in certi frangenti. La sintesi tra i momenti della storia del jazz si manifesta nel trittico centrale composto da Three views of a Dream, Tony Wolf e Anni luce. La combinazione di suggestioni diverse affianca il sognante finale vicino al quasi omonimo tema di Jaco Pastorius, alle stridenti urla del breve intermezzo e si apre nei ritmi funkeggianti della terza traccia: il tutto condito da accenti e riferimenti di varia natura.


La formula del quintetto rende indipendenti i cinque e, quindi, lascia loro la possibilità di portare il proprio contributo con freschezza. L’intesa solida porta a denominatore comune i singoli interventi e le scheggie più estreme o solitarie per continuare con coerenza il discorso avviato da Omit Five con il precedente lavoro.



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