Intakt Records – CD 255 – 2015
Luciano Biondini: fisarmonica
Dev’essere stato ben alto il pedaggio di credibilità e d’immagine sborsato in termini d’impegno (e d’ingegno) da parte dei praticanti della fisarmonica in jazz, mediamente accolti alla stregua di eccentrici freak: se una ricerca di medio approfondimento sortisce l’elenco di una quarantina di “affermati” talentuosi (pur tuttavia dei titolati sconosciuti per i più) avremmo dovuto attendere la rivoluzione non tanto gentile, anzi piuttosto volitiva, operata dal vigoroso Astor Piazzolla, sia pur con le alleggerite meccaniche del bandoneon e con le assai incisive effusioni danzanti.
La svolta, dunque lasciava campo e piste aperte alla generazione dei Saluzzi e dei Galliano (quest’ultimo particolarmente citato nel background dell’album) che avrebbero funto da estetici garanti, nemmeno tanto dopo, ad una generazione di nuove e pienamente attive personalità.
Tali premesse si palesano comunque di poca e punta utilità e in nulla ostano il puro piacere dell’ascolto e della fluenza comunicativa di un ormai indiscusso talento dello strumento a mantice, che dall’etichetta elvetica riceve carta bianca per un programma dedicato in prima lettura alla “grande melodia italiana”, di fatto rivisitando in forma di spirituale trait-d’union eterogenei materiali flottanti nella memoria collettiva.
Conferendo a tutti i brani corpo ed anima individuali, le attitudini alla cantabilità e al volo del solista rendono piena giustizia e fruibilità alla sequenza: dal trasversalmente apprezzato Gino Paoli a quel Modugno di cui è recente la riscoperta in termini autoriali, traendo perché no materiali del buon vecchio Pinocchio televisivo (guarda non tanto il caso, già medesima sorgente ispirativa del duo Coscia-Trovesi) per digradare in arcinote ballads a firma Pino Daniele o Morricone, senza comunque cedere ad ammiccamenti da luogo comune, anzi reinventando il risaputo, e incastonando con ricchezza il tutto entro una dinamica tarsia che è frutto di alacre lavoro e sensibilità.
Da labili falene ad impetuose fiammate sonore, imbevuti di lirismo blues ed a pieno agio entro varie forme jazz (con funzionale ricorso a soluzioni di gusto minimalista), le fraseologie e il portato inventivo di Luciano Biondini trascendono sovente l’aggettivazione verbale, per librarci su una dimensione in cui polifonia eloquente e senso della pura sorpresa guidano con efficacia orecchio ed immaginazione in libertà.
Link di riferimento: intaktrec.bandcamp.com/album/senza-fine-24bit-44khz