Intakt Records – CD 254 – 2015
Irène Schweizer: pianoforte
Han Bennink: batteria
Di canoni e cliché si ha già smodata messe (ove non pletora) e non vi si ritroverebbe peggior controindicazione nella pratica della musica improvvisata, eppure il free non si è rivelato esente da stratificazioni formali o “identificabili stilemi”.
Difficile comunque esplicitare riserve a priori su due campioni, estremamente fedeli all’ambito, e non certamente per comodità identitarie o abitative.
Di tocco smaltato e bagaglio oceanico, Irène Schweizer s’impone, e non da adesso, quale autorevole decana del “movimento” free, che ha travalicato da tempo la dimensione “euro” (se la connotazione mai assumesse limiti continentali di sorta) per congiungersi saldamente alle prime generative istanze del genere, che nel presente caso mantiene saldo il testimone almeno dei due sommi Thelonious Monk e Cecil Taylor, senz’affatto sminuirne il consolidato carisma personale.
Dopo più partecipazioni alle sessions di Han Bennink si licenzia l’impressione di come questi tenda a ripetersi, ritualmente, o almeno auto-citarsi nelle sue soluzioni sceniche, è in realtà grande se non magistrale la sua attitudine a reinventarsi e riargomentare gli intendimenti sull’articolazione ritmica, rudimentale e macchinosa nelle prime impressioni formali, in realtà brillante e centrifuga nelle sue estensioni.
Dividendo i contributi di firma, ma anche rivedendo più standard, si conferisce intenso corpo e respiro alla lirica Meet me tonight in Dreamland (di Friedman e Whithson), e si rinnova con solennità il portato cantabile di Ntyilo, Ntyilo (a firma Johnny Dyani), nelle semi-composizioni ripartite tra i due si conferisce omaggio al capitale Misha Mengelberg in un sfuggente e stralunato omaggio (To Misha with Love), agitando il vessillo della rivolta nella serrata e sincopata Trap 5 e, intuitivamente, la tesa e brillante Free for All, spazzando via qualunque inessenziale scoria nel finale, speditissimo tempo di marcia della monkiana Eronel.
Da parte della pianista una cantabilità sostenuta, torrenziale ma raramente piana, assortita ed integrata dal travaglio del batterista-agitatore, intento ad infittire le scansioni ritmico-figurative e maggiormente esposto nel ruolo di sabotatore formale.
Di ritorno sui solchi dell’etichetta elvetica dopo una delle sue primissime sortite discografiche (e già datante un ventennio orsono!), la coppia di giovanili decani appare a pieno agio investendosi in tale terreno di gioco ma con tangibile partecipazione autoriale, confermandosi stanzialmente entro “quel lato” del free che non ha abdicato al proprio agitante ruolo, mantenendo alta la guardia almeno in termini di invenzione e sorpresa.
Link di riferimento: http://intaktrec.bandcamp.com/album/welcome-back-24bit-48khz