Giovanni Francesca – Rame

Giovanni Francesca - Rame

Auand Records – AU9047 – 2015



Giovanni Francesca: chitarre, computer programming

Raffaele Tiseo: violino, violino a 5 corde, viola alto, violoncello da spalla

Alessandro Tedesco: trombone tenore

Dario Miranda: contrabbasso, basso elettrico

Aldo Galasso: batteria


ospiti:

Fabrizio Bosso: tromba in Lite, Sentinelle

Rita Marcotulli: pianoforte in Greta






Si potrebbe evocare una sorta di fusion parallela, magari più colta e “desiderante”, se volessimo riesumare uno di quei concetti dominanti nei “movimentati” anni ’70 – che peraltro forniscono una evidente matrice agli stilemi e alle basi di partenza dei materiali sviluppati in Rame, opera a quintetto aperto che giunge come un’idea di “refreshing” a tensioni smusse di un patrimonio stilistico non certo in via di riscoperta, toccato anzi da una sua peculiare longevità.


Ponendo fondamenta ben strutturate nella pertinente sezione ritmica, compartita tra la batteria di Aldo Galasso e il basso di Dario Miranda, il lavoro è percorso a più livelli dalle traiettorie e dai segni tracciati dalle chitarre del leader, i cui armonici si concedono il peccato veniale (e funzionale) del narcisismo. Seduzioni e folate misteriche dagli archi di Raffaele Tiseo, oltre all’introversa viola, il riscoperto violoncello da spalla (che, se nell “altra metà della musica” ha disvelato nuove vita e logiche, tra l’altro, alle Cello-Suites di J.S. Bach, qui impreziosisce trame e contrappunti, in primis nei rispetti delle corde del leader); interventi di calda timbrica e brunito corpo dal trombone di Alessandro Tedesco, a completare le risorse umane e sensitive del quintetto allargato, che arruola le versatilità espressive del caldo, fluido ottone di Fabrizio Bosso e la duttile, apollinea tastiera di Rita Marcotulli.


Dalle spazialità abbacinate e desertiche in Novela, la corrente dinamica ed argentea di Neve, le forze gentili dilapidate in Greta, le levità e gli stati immaginativi primaverili (particolarmente per la freschezza delle corde e dell’arco) di Rom sortiscono un’anima risonante e uno spirito eloquente e dialogico: così, il progressive nobilitato e sottile di Francesca & C., se non esita innovativo nell’incorporare un composito instrumentarium, peraltro non raro, semmai peculiare e ricorrente negli anni di punta del non estinto filone, appare e risuona graziato da una corrente pittorica e comunicativa che colpisce per l’accuratezza dell’impianto.


Album composito che si permette un variegato respiro stilistico, Rame non partecipa al playground del prog con velleitari intenti innovativi, quanto con ragionevoli segni partecipativi : graziato da una pulizia e una forza espressiva, se non “senza peso”, almeno non zavorrato da tensioni chiassose, Rame si palesa lungo il proprio incedere quale successione di tensioni aperte che non dismette quadrature e leggibilità, album d’immagini della tradizione che non rinuncia alla ricerca tra le vibrazioni e le trame della forma bilanciata.