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Maurizio Brunod. Musica in circuito
Maurizio Brunod & Garrison Fewell. Unbroken Circuit
Caligola Records – Caligola 2199 – 2015
Maurizio Brunod: chitarra elettrica, loopstation, live sampling, e–bow
Garrison Fewell: chitarra elettrica, chitarra acustica, slide, percussioni, campane
Maurizio Brunod. Billie Holiday Project
Abeat Records – B9 Abjz 545 – 2015
Maurizio Brunod: chitarra elettrica, loopstation, live sampling
Lorenzo Cominoli: chitarra classica, chitarra acustica, archtop guitar
Sonia Spinello: voce, voce recitante
Maurizio Brunod, nell’anno in corso, pubblica due cd molto dissimili a testimoniare, ancora una volta, il suo atteggiamento curioso, indagatore, interessato ad un cambiamento continuo di incontri e di situazioni, per produrre una musica sempre diversa, almeno in qualche elemento rispetto a quella che l’ha preceduta. In Unbroken circuit troviamo il musicista valdostano in compagnia del compianto Garrison Fewell, scomparso l’estate scorsa e quindi in una delle sue ultime incisioni. Fewell è un pezzo da novanta, punto di riferimento per tanti chitarristi attraverso la sua opera didattica e per le innumerevoli collaborazioni con nomi grossi quali Miroslav Vitous, Kenny Wheeler o John Tchicai. Nel disco si contano due soli brani scritti da Fewell. Gli altri cinque pezzi sono improvvisazioni a firma congiunta.
Brunod è persona esigente e sistematica, che lavora di preferenza su schemi fissati a priori. È in grado di inventare in modo estemporaneo, ma preferisce procedere, anche in libertà, su programmi o canovacci definiti.in anticipo. Malgrado queste premesse di carattere e di metodo, l’album che prende origine dal rendez vous senza rete è pienamente riuscito, fra i migliori registrati in duo dal componente di Enten Eller. Nei sette segmenti si respira un’aria di avanguardia lirica. Anche nei momenti in cui una spessa coltre di suoni elettronici prende il sopravvento si intuisce, cioè, in secondo piano, dietro la nebbia cibernetica, il calore di due persone che si interrogano, si specchiano e tirano fuori tutto quanto hanno masticato e digerito nella loro carriera artistica. È una specie di viaggio interiore di due individualità che estrinsecano, in estrema sintesi, tutto quanto è servito loro per diventare quello che sono come artisti e come uomini. Il fatto in sé non ha nulla di privato. Quello che si sente può arrivare a chi sa ascoltare con attenzione. Così si transita da echi country, al noise. Si passa da momenti dolci e sognanti a lunghe sequenze dove il rumorismo soffoca i suoni aggraziati. Nel dialogo, l’italiano è discorsivo e rockeggiante, mentre l’americano si mostra asciutto e incline alle dissonanze. Insieme si presentano consonanti e congruenti e questo è frutto di stima e considerazione reciproca nell’andare avanti avvertendo istantaneamente quello che sta elaborando il partner e agendo di conseguenza per il meglio.
Il secondo cd è un tributo a Billie Holiday nel centenario dalla nascita ed è registrato da Brunod con un duo di giovani musicisti piemontesi in attività anche autonomamente. Nell’album si alternano brani recitati, in cui si ricordano le tappe principali della vita sofferta e tragica di Lady Day a canzoni del repertorio abituale della signora del jazz. La voce della Spinello è gradevole, bene impostata ed è lontanissima da quella della cantante afroamericana. La Holiday, infatti, aveva una voce molto fisica che sembrava provenire dal ventre. Nel suo modo di porgere gli standards l’artista di Philadelphia si scavava dentro fino a scorticarsi l’anima. Spesso usciva dalla metrica dei brani, poiché dimenticava i testi e si arrangiava con estro e abilità straordinari per rimediare a questi eventuali svarioni. Insomma siamo su due poli opposti, fra un modo di cantare educato e corretto da una parte e un tipo di approccio al jazz disordinato e geniale dall’altra.
Il duo chitarristico sottolinea adeguatamente le atmosfere di questi classici. Lorenzo Cominoli è più vicino ad un accompagnamento canonico, con le note giuste al posto giusto. Brunod si concede qualche licenza timbrica, inserendo, quando può, note allungate e cautamente distorte, lavorando con discrezione sui loop, su altri effetti e manipolazioni, che costituiscono, in fondo, elementi inscindibili dal suo stile.
Il trio ha portato nei mesi scorsi in tournèe lo spettacolo da cui è nato il disco con buon successo. Sono da apprezzare, principalmente, l’impaginazione, la cura nei dettagli del progetto. È positivo, infine, il fatto che Billie Holiday sia stata oggetto di tanti omaggi, durante il 2015, come segnale che i grandi del jazz rappresentano ancora un modello da seguire per le nuove generazioni.