Blue Sky Records – 2015
Angelika Niescier: sax alto
Hilmar Jensson: chitarra
Scott McLemore: batteria
Le brevi note di introduzione al disco rivelano come i tre musicisti abbiano imboccato la porta dello studio di registrazione subito dopo essersi esibiti in due concerti in Islanda per mantenere via e pulsante l’energia messa in circolo dall’incontro avvenuto sui palchi di Reykjavík e Akureyri. E subito prima che Angelika Niescier ripartisse per Colonia.
Broken Cycle riporta perciò l’incontro tra la sassofonista tedesca Angelika Niescier, il chitarrista islandese Hilmar Jensson e il batterista statunitense, da anni residente in Islanda, Scott McLemore e contiene una musica spigolosa, elettrica ed inquieta. Il punto di equilibrio delle otto tracce è dato dalla combinazione di energia e introspezione che attraversa scrittura ed esecuzione. Combinazione libera, aspra o morbida a seconda dei casi, sempre controllata, costantemente alla ricerca dell’incontro timbrico tra le voci dei tre strumenti. La musica contenuta in Broken Cycle rivela le matrici europee di un jazz moderno, capace di sganciarsi all’occorrenza dalle radici afroamericane senza però perderle mai totalmente di vista. Niescier, Jensson e McLemore utilizzano riferimenti diversi per interagire tra loro, formule espressive che guardano a generi diversi – rock e musica contemporanea oltre, come è ovvio, al jazz – e che vengono ricomposte secondo le modalità di volta in volta utili a rispondere alla scrittura e agli assolo dei musicisti. L’assenza del basso, inoltre, amplia lo spettro dell’intervento di ciascuno dei tre: le composizioni “costringono” i tre a sopperire alle linee del basso e a stabilire così, in maniera sempre differente, la profondità sonora dei passaggi eseguiti.
L’impulso del momento viene riportato in un disco di breve durata, ma generoso in quanto ad intensità e presenza dei tre protagonisti. È il dialogo tra i tre a dettare i tempi e i modi del lavoro, la gestione complessiva predilige lasciar correre le intenzioni, punta a non interrompere il flusso delle emozioni. La musica è spesso ruvida e, addirittura, in alcuni passaggi la voce si fa aggressiva e tirata: il controllo viene ripreso e mantenuto grazie al rispetto e all’ascolto reciproco. Nelle composizioni – tre di Niescier, tre di McLemore e due di Jensson – si ritrovano le chiavi per dare spazio agli slanci dei singoli ma anche gli spunti per “governare” quegli stessi slanci. Frasi eseguite all’unisono, piccoli break, riff e interludi punteggiano lo svolgimento di molti brani: la musica del trio viene perciò costruita attraverso la sintesi tra flusso sonoro ed elemento razionale, tra semplicità e articolazione. Il centro di massa del trio, il punto focale del movimento percorso negli otto brani diventa così la scelta delle dinamiche. La libertà espressiva e la contingenza di una registrazione veloce – praticamente del tutto simile alle condizioni di un concerto – spingono i tre a dare una coerenza complessiva al discorso.
Un lavoro conciso come si diceva sopra per cogliere l’essenza del momento. Sulla scorta delle esibizioni dei giorni precedenti, il trio entra in studio sapendo cosa vuole esprimere e come. La dimensione live permette di seguire e bilanciare gli strappi e le evoluzioni del dialogo secondo l’orecchio – più che secondo l’intelletto – del musicista: la reazione, il sentimento e la vividità prevalgono sulla pianificazione per dare alle composizioni la veste che ascoltiamo nel disco.
Segui Fabio Ciminiera su Twitter: @fabiociminiera