Foto: Paolo Soriani
Anja Lechner @ Dancing On The Strings
Dancing On The Strings, Settimo Milanese – 21.10.2015
Abbiamo incontrato la violoncellista Anja Lechner in occasione del concerto che ha tenuto durante la rassegna Dancing On The Strings. Lechner è stata protagonista di una brillante esibizione in solo dove ha sfoderato le sue notevoli capacità di virtuosa dello strumento e musicista che attraversa i generi con inalterate capacità interpretative. Dotata di un’invidiabile presenza scenica e innate doti improvvisative, ha suonato durate il concerto composizioni di Tobias Hume, Bach, Dino Salluzzi, Luciano Berio, Giya Kancheli, Karl Friedrich Abel, Valentin Silvestrov, Hooshyar Khayam e Gheorghi Arnaoudov
Jazz Convention: Anja Lechner, quando hai cominciato a studiare e suonare musica?
Anja Lechner: Ho cominciato all’età di cinque anni e da allora non ho mai smesso. Se vuoi imparare, non devi più fermarti. Se vuoi imparare nuova musica di musicisti di differenti culture e suonarla devi sempre studiare. La cosa belle di fare musica è che non finisce mai!
JC: Che cosa significa per te la parola musica?
AL: La musica è la mia vita, la mia “casa”. Non posso vivere senza la musica. Ho bisogno di suonare, ascoltare o parlare di musica ogni giorno.
JC: C’è un genere di musica che preferisci suonare?
AL: Ho una mente aperta e sono molto curiosa. Non mi piacciono i confini, le divisioni, non mi curo se è musica classica o jazz. Non m’interessano le definizioni. Se la musica mi parla, tocca il mio cuore, la voglio suonare e poi studiare.
JC: Tu hai avuto molteplici e importati collaborazioni durante la tua carriera, dal Rosamunde Quartet a Dino Salluzzi. Ce ne puoi parlare?
AL: Ognuna di queste esperienze è connessa con le altre. Ho suonato con i Rosamunde Quartet per diciotto anni. Durante quel periodo ho cominciato a lavorare anche con Dino Salluzzi. Da giovanissima suonavo tango con un pianista tedesco. Ero immersa in quella musica. Terminato l’esperienza con lo string quartet ho continuato a lavorare con Salluzzi. Sono molto interessata alle interconnessioni tra musica orientale e occidentale. Questa e la ragione della mia recente collaborazione con il pianista francese François Couturier e con altri compositori. Amo la musica armena. Suono spesso le composizioni di Tigran Mansurian. Di lui ho registrato il Doppio Concerto con la fantastica violinista Patricia Kopatchinskaja.
JC: Quale sarà la scaletta di questa sera?
AL: Stasera, tra gli altri, suonerò un pezzo di un giovane compositore iraniano che si chiama Hooshyar Khayam. Sono stata in Iran tre volte. È un paese fantastico, con una cultura fantastica e gente meravigliosa. Così sono di nuovo in oriente. Mi appaiono nuove cose, idee e io le seguo.
JC: Tu sei un’importante artista dell’etichetta ECM…
AL: Io non so se sono importante, ma sono una musicista dell’ECM.
JC: Qual è il tuo ultimo disco?
AL: È Moderato Cantabile con il pianista francese François Couturier.
JC: Cosa ne pensi del pubblico italiano?
AL: Suono molto spesso in Italia. È un pubblico molto caldo ed entusiasta. E poi ho un progetto con Maria Pia De Vito e Michele Rabbia.
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