Foto: Gianni Montano
Kenny Garrett Quintet @ Red Note, Alessandria
Alessandria, Auditorium San Baudolino – 28.10.2015
Kenny Garrett: sax alto, sax soprano
Corcoran Holt: contrabbasso
Vernell Brown: pianoforte
Marcus Baylor: batteria
Rudy Bird: percussioni
Il 28 ottobre si è svolto un evento speciale all’Auditorium San Baudolino di d Alessandria grazie alla presenza del prestigioso quintetto di Kenny Garrett, una novità assoluta da queste parti. Dopo aver partecipato ai festival di Cormons e di Bologna, il sassofonista afroamericano si esibisce in una città dove il jazz sta ritornando in auge, grazie alla passione e agli sforzi organizzativi di Giorgio Penotti, direttore artistico della rassegna Red note, coadiuvato dagli altri soci del jazz club locale.
Kenny Garrett ha raggiunto una considerevole fama per aver fatto parte per cinque anni della band di Miles Davis, incidendo fra l’altro dischi come Amandla o Live around the world. In seguito il polistrumentista ha collaborato con Chick Corea, Marcus Miller e altri personaggi importanti e ha intrapreso, allo stesso tempo, una luminosa carriera da solista che lo ha portato ad esibirsi sui palcoscenici di tutto il mondo.
Nella provincia piemontese il musicista statunitense si presenta con un gruppo solido ed agguerrito. Il pianista Vernell Brown ha un eloquio fluente e percussivo.
Corcoran Holt al contrabbasso, è preciso, metronomico. Punta sull’essenzialità, evitando i pleonasmi.
Rudy Bird rivela, invece, un approccio corporale, fisico alla sua ricca attrezzatura ritmica. Si sposta, infatti, sulla scena fra bongos, campane, piccole e grandi percussioni, e, se incoraggiato, si lancia anche in qualche passo di danza, ammiccando verso il pubblico.
Il batterista Marcus Baylor, tecnicamente ineccepibile, suona ad un volume spesso eccessivo e fatica a contenere la sua vitalità, strabordando con interventi molto articolati, esuberanti, sovraccarichi di variazioni sul ritmo, non sempre idonee al contesto. Solo in qualche frangente Baylor sciorina qualche passaggio discreto e sfumato. Quasi sempre picchia su tamburi e piatti con grande trasporto ed enfasi. Finisce così, soprattutto nei momenti più concitati, per coprire le altre voci e diventare protagonista, suo malgrado, anche quando la situazione non lo richieda..
Kenny Garrett nell’occasione suona sax alto e soprano, non il flauto, suo strumento abituale. Il leader del combo sfodera un fraseggio coltraniano dai colori africani. Durante il concerto l’ex partner di Davis si muove sul palcoscenico, piega ritmicamente le ginocchia e cerca situazioni propizie per coinvolgere il pubblico e portarlo dalla sua parte. Si intuisce l’intenzione di Garrett di spettacolarizzare la sua musica, per renderla abbordabile anche a persone non necessariamente preparate. Così, sul finale, esegue un riff, lo canta e invita gli spettatori a ripeterlo un numero infinito di volte, insistendo sulla partecipazione collettiva al coro o all’accompagnamento con il battito delle mani.
Per il resto il repertorio si basa su brani di diversa foggia. Si passa da motivi di impronta latina a incursioni in un hard bop vibrante e tirato. Si ascolta un calypso con l’immancabile citazione di St. Thomas, di Sonny Rollins, fra le righe e si prosegue con alcuni pezzi di un funky black cucinato e servito ad alte temperature. Per completare il quadro il contrabbasso archettato di Holt introduce una ballad e il sax alto sta al gioco planando morbidamente sulla melodia. E’ l’ unico segmento a tempo moderato dell’intero concerto.
Si registrano grandi applausi per tutti alla fine. Vengono così premiate la grande professionalità e l’abilità tecnica dei musicisti del quintetto ospite della rassegna. Per quanto riguarda Kenny Garrett, infine, si può evidenziare come le cose migliori della sua lunga carriera artistica siano confinate in progetti con altri titolari alla guida e che come leader, per contro, non riesca mai a raggiungere livelli indiscutibili di eccellenza.