Foto: Fabio Ciminiera
Fabrizio Bosso “Duke” @ Moncalieri Jazz Festival
Moncalieri, Moncalieri Jazz Festival – 13.11.2015
Fabrizio Bosso: tromba
Julian Oliver Mazzariello: pianoforte
Luca Bulgarelli: contrabbasso
Nicola Angelucci: batteria
Paolo Silvestri Ensemble:
Paolo Silvestri: direttore
Claudio Corvini: tromba
Gianpiero Lo Bello: tromba
Mario Corvini: trombone
Gianni Oddi: sax alto
Michele Polga: sax tenore
Marco Guidolotti: sax baritono
Il concerto di Fabrizio Bosso è stato il penultimo appuntamento per l’edizione 2015 del Moncalieri Jazz Festival: un concerto che registra il secondo sold out consecutivo dopo la serata con Arti e Mestieri nella prima data del loro nuovo tour. Un programma tutto di torinesi quello di quest’anno («Non c’è nemmeno un americano!» è stata la critica) che però riporta una grande partecipazione di pubblico e un interesse sincero per questa longeva iniziativa che, nonostante le difficoltà, si conferma un festival apprezzato e seguito.
Il Moncalieri jazz festival è giunto infatti alla sua 18esima edizione («È diventato maggiorenne» scherza il direttore artistico Ugo Viola con soddisfazione per la riuscita del festival) e si inserisce tra i trenta più importanti festival jazz italiani all’interno del circuito di I-jazz.
Venerdì 13 il successo è assicurato con Fabrizio Bosso che “gioca in casa” («Non capita spesso di suonare davanti a così tanti parenti!» scherza lui) e porta il suo ultimo lavoro discografico, Duke, con i brani più celebri di Duke Ellington riarrangiati dal maestro Paolo Silvestri. L’occasione è quella del centenario dalla nascita di Billy Strayhorn, braccio destro del compositore, ma si tratta anche di un modo per misurarsi con standard intramontabili e con la genialità compositiva del Duca. Fabrizio Bosso non delude fan e parenti e ovviamente si dimostra come sempre più che all’altezza delle aspettative.
Il suo percorso artistico che lo ha portato a confrontarsi con generi diversi, dalla musica pop alla musica da film, lo riporta ora al jazz tradizionale che è certamente lo stile in cui si trova più a suo agio: la sua irruenza timbrica, il suo fraseggio virtuosistico, il suo potente senso dello swing e nello stesso tempo la sua attenzione costante anche al senso melodico si fondono perfettamente con lo stile trainante dei brani di Ellington, portando il pubblico, con un salto nel passato, agli anni delle grandi orchestre da ballo dell’era dello swing. La sezione dei fiati diretta da Paolo Silvestri non fa che sostenere abilmente e con incisività questi brani senza però eccedere nel prendersi troppo spazio. Gli arrangiamenti sono intelligenti e misurati e non tentano di reinterpretare in modo nuovo la musica di Ellington, al contrario la arricchiscono senza esagerate pretese. Primo tra tutti conquista questo arrangiamento di Caravan e poi la versione di It don’t mean a thing (if it ain’t got that swing) arrangiata per tromba, tenore e baritono fino ad una “sfida all’ultimo assolo”. L’intera formazione è composta da eccezionali solisti e grandi virtuosi (del resto devono pur reggere il confronto con Bosso), in particolare emerge il pianista, ormai collega di Fabrizio da diverso tempo in numerosi lavori, Julian Oliver Mazzariello che si inserisce con i suoi assoli tra i fill dei fiati con grande abilità e trainante swing. Insomma con Fabrizio Bosso si va sul sicuro, lo spettacolo è assicurato.
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