Rara Records – 2015
Roberto Zechini: chitarra semiacustica, chitarra elettrica, chitarra acustica 6 e 12 corde, mandola, sitar shamisen, basso, voci, voci-wha, vocoder, percussioni, effetti chitarra, loop station
Roberto Zechini compie un’operazione davvero sfaccettata e poliedrica per presentarsi in solo agli ascoltatori. Prende materiali differenti, per modalità espressive, sonorità, concezione, “data di nascita”; rimette in discussione il concetto narrativo dell’album, aggirandosi tra suggestioni e pulsioni emotive; utilizza una ampia quantità di oggetti sonori per dare corpo alle sue idee, mescola la dimensione acustica con quella elettrica ed esplora le potenzialità offerte dall’elettronica e dalle manipolazioni del suono e del discorso complessivo
Il filo conduttore di Solo con chitarra volgare sono le atmosfere innescate dai brani. Diverse e divergenti, sovrapposte e stratificate, in una continua ridefinizione di spazi e necessità espressive. La conferma di un lavoro emozionale, legato alle atmosfere che lo innervano, lo possiamo ritrovare nella possibilità di ascoltare Solo con chitarra volgare con la modalità random e di scoprire ulteriori angolazioni e prospettive nei brani a seconda della successione innescata.
La loop station è il fondamento della costruzione realizzata da Zechini: una architettura articolata e complessa, preparata passo dopo passo, servendosi via via degli strumenti necessari e delle linee melodiche necessarie al senso e alle emozioni di ciascun brano. Il chitarrista sfrutta frammenti riconoscibili e ripetuti per attrarre come in un vortice l’ascoltatore, aggancia e affianca accenni a temi noti, evoca e lascia percepire richiami. La forza della stratificazione passa attraverso la ripetizione e la ciclicità, mette in risalto le attitudini particolari del dialogo interiore.
Una conversazione con sé stessi portata a conoscenza del pubblico e della sensibilità altrui. Le differenze tra l’interplay con un gruppo e il lavoro con la loop station sono intimamente profonde: se manca l’elemento incognito, occorre una visione di insieme lucida e sempre attenta. L’aggettivo “volgare” presente nel titolo del disco Zechini riflette l’assenza di aggiustamenti in corso d’opera: meglio, riflette l’intenzione di non intervenire sul flusso del discorso realizzato attraverso le ubbie, le emozioni, i dubbi, le certezze, lasciando il senso di verità e la “ruvidezza” del ragionamento effettuato in diretta, senza rete, senza ripensamenti.
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