Foto: da internet
Salvatore Corso e le 13 domande attorno al jazz.
Di recente Salvatore Corso, fotografo italiano di stanza a New York, ha pubblicato un interessantissimo volume illustrato, in cui vengono ritratti in primo piano una cinquantina fra jazzisti e operatori del settore. La particolarità di queste immagini è che la location dei musicisti immortalati (quasi tutti residenti nella Grande Mela o nei dintorni) è casa propria o dietro le quinte (e comunque non il concerto) spesso con lo strumento accanto o con qualche altro oggetto o dettaglio che più o meno direttamente indichi la professione o l’arte del jazzman: Lonnie Plaxico, Carl Allen, Wayne Escoffery, Steve Wilson, Mike LeDonne, Marcus Strickland, Clifton Anderson, Eric Watt, Gary Giddins e, tra gli “Italians in America”, Simona Premazzi, Roberta Garbarini, Antonio Ciacca i nomi forse più famosi. A ciascun personaggio Corso ha posto 13domande per così dire esistenziali (benché sovente connesse al ruolo della musica e del musicista) a cui gli intervistati hanno risposto in maniera variegata e fra loro differentissima, sempre però denotando un grande amore per la musica jazz e tutta la cultura che riguarda quest’espressione davvero unica al mondo. Ora, anziché la solita intervista, si è chiesto allo stesso Salvatore di rispondere alle stesse domande che lui aveva posto agli artisti del libro.
Jazz Convention: Chi sei?
SC: Il mio nome è Salvatore Corso, e sono un fotografo. Sto cercando di essere un padre e un marito … e sto anche lavorando sulla comprensione di chi sono io.
JC: Che cos’è il jazz?
SC: Dal mio punto di vista limitato, si tratta di un patrimonio; ricco di una storia e di una cultura che, al di là di tutti gli abusi che ha ricevuto, ha conservato a dignità e il rispetto di sé, e ha distillato una musica che ci porta a una sensazione meravigliosa e intensa, stando al contempo, semrpe, con i nostri piedi per terra.
JC: Come definiresti te stesso in una sola parola?
SC: In transizione…
JC: Sei religioso?
SC: Se significa avere un senso morale della giustizia, allora sì!
JC: E la verità è importante per te?
SC: Una volta che siamo in grado di concordare un modo per definirla, sì!
JC: Che cosa occorre per vivere una vita “con Jazz”?
SC: Probabilmente lo stesso che ci vuole per tutto il resto: la fede, il duro lavoro, l’onestà, una passione irreversibile, le regole a volte e a saper accettare le critiche, nonché trasmettere buone vibrazioni in cambio di un po’ di fortuna…
JC: Come vedi il rapporto tra la musica jazz e la società attuale?
SC: Sbilanciato: non vedo una società che riconosca quanto deve alla musica jazz!
JC: Preferisci “sentire” o “pensare”?
SC: Mi sento come se stessi pensando
JC: Come ti rapporti al dolore?
SC: Mi fa incazzare; ma mi sforzo di capirlo e di accettarlo.
JC: Hai molti rimpianti?
SC: Più che rimpianti, credo di avere dei dubbi…
JC: Che cos’è la felicità?
SC: Un gioco win-win, espressioni intraducibile che equivale a un gioco in cui si vince sempre o che tutti vincono.
JC: Che cos’è la bellezza?
SC: Un modo per il materializzarsi della felicità.
JC: Hai un sogno?
SC: Ne sto vivendo un paio, e sto lavorando su un altro paio…
Cfr: Corso Salvatore, 13 Questions Around Jazz, Illustred Book, Copyright dell’Autore.