Caligola Records – Caligola 2196 – 2015
Marco Castelli: sax tenore, sax soprano
Alfonso Santimone: pianoforte
Edu Hebling: contrabbasso
Mauro Beggio: batteria
Andrea Ruggeri: percussioni, batteria
Il jazz come musica del mondo, musica in grado di dialogare e mimetizzarsi nelle pieghe di linguaggi diversi tra loro. Il viaggio tra approdi differenti effettuato dal quintetto guidato da Marco Castelli tocca continenti e regioni, assapora ogni volta il gusto e il ritmo delle musiche che incontra. I titoli dei vari brani ci guidano nella Scorribanda alla rincorsa di latitudini e longitudini, alla ricerca di ispirazione: Zanzibar e New Orleans con il medley che incrocia Creepy feeling di Jelly Roll Morton e Jockey full of Bourbon di Tom Waits; l’Argentina di Alfonsina y el mar e la Sicilia riletta da Giuseppe Verdi ne I Vespri Siciliani; Dakar e il Messico de El Ciego.
Un quintetto particolare e dalla forte propulsione ritmica sostiene le traiettorie del viaggio condotte dal sassofonista. Contrabbasso, batteria e percussioni formano una base speziata e ricca di colori, un pianista fantasioso e dalla mille risorse come Alfonso Santimone offre il perfetto collante tra le diverse sezioni del quintetto, rispondendo a tutti gli stimoli lanciati da ciascun musicista e diventando il vero e proprio centro di massa della formazione. Castelli, oltre che con la scrittura e la leadership del progetto, è il protagonista del disco, ma non ritaglia per sé un ruolo da mattatore, preferisce piuttosto una conduzione democratica, sempre attenta al lavoro degli altri musicisti.
Il rapporto del jazz con le altre musiche resta al centro di questo nuovo lavoro di Castelli. Non già – o non solo – riletture o reinterpretazioni quanto riflessioni sui punti di contatto, sugli scambi possibili tra linguaggi, sulle reciproche identità. Otto brani condotti con piglio, con l’accento sul ritmo, con il “passo” spesso incline alla danza e al movimento. Lavoro vario e intrinsecamente aperto, Porti di Mare prosegue il filo seguito negli anni da Castelli, la sua curiosità per le contaminazioni e il melting-pot che possiamo ascoltare nei lavori di Bandorkestra.55: una scelta coerente, perciò, con quanto realizzato dal sassofonista negli anni sia pure in una ricerca di stimoli e possibilità differenti.