Labirinti Sonori – LS 014 – 2015
John Tchicai: sax tenore
Stefano Maltese: saxello, sax tenore
Registrato il giorno di Ferragosto del 2010, Men From Windy Land è l’incontro tra Stefano Maltese e John Tchicai: a seconda dei momenti del disco, il dialogo tra i due sassofonisti si tramuta in confronto, si anima in una risata allegra, si distende in una preghiera, si amplia con passaggi stridenti, si sofferma in una riflessione sospesa, si colora di punti di vista non allineati. Un dialogo senza compromessi, senza interruzioni, senza schemi precostituiti.
Quarantacinque minuti di flusso musicale ininterrotto – suddiviso, pur senza soluzione di continuità, in otto tracce. Tchicai e Maltese utilizzano i loro sassofoni per condurre una conversazione i cui ingredienti sono il linguaggio del jazz, ma anche le caratteristiche personali dei due musicisti, la capacità di muoversi senza rete, le necessità dell’improvvisazione, la disposizione a seguire il senso delle melodie.
I due si scambiano frasi e suoni mettendo al centro il risultato complessivo, si accompagnano e puntano costantemente nella stessa direzione, anche quando si fronteggiano o emergono i passaggi più ruvidi. Si rispettano e aspettano l’uno dall’altro l’input, lo spunto per proseguire il discorso. Soprattutto non hanno la possibilità di nascondersi: tutto il percorso è in piena luce, disponibile all’ascolto. Il loro dialogo rimette al centro alcuni dei fondamenti dell’attitudine jazzistica. Una costruzione condivisa per cercare nuove soluzioni o proporre conclusioni meno scontate, la necessità di assecondare l’impulso del momento dopo aver “digerito” quantità di ascolti e dopo aver misurato il proprio passo nel confronto e tramite il contatto con gli altri musicisti. Vista l’assenza della ritmica e di binari tracciati a tavolino, Men From Windy Land mette l’ascoltatore davanti alla realizzazione del processo creativo dei due protagonisti, documenta in maniera lampante ogni passaggio.
Anche l’improvvisazione radicale ha i suoi codici e i suoi stilemi, sia chiaro: la chiave è riuscire a lasciare spazio all’impulso espressivo, usare i codici per superarli e non come facile scorciatoia, come riempitivo. E la risposta dei due sassofonisti arriva dal respiro portato nel disco, dalla gestione dei momenti scenici, dal finale meditativo che chiude il lavoro: ogni passaggio ha una sua funzionalità al discorso e, anche quando il flusso sembra arrestarsi o farsi meno scorrevole, Tchicai e Maltese portano, o cercano di portare, all’attenzione dell’ascoltatore il proprio vissuto musicale e le esperienze attraversate con convinzione e trasparenza.
Men From Windy Land non è un lavoro immediato. Se però Tchicai e Maltese si avventurano, come si diceva, senza compromessi nel corso delle otto tracce, lo fanno con l’intenzione, sempre presente e manifesta, di condividere tra loro, prima, e con l’ascoltatore, poi, la strada compiuta. Alcuni riferimenti alla storia del jazz presenti nel disco possono essere un esempio di questo atteggiamento: una traccia comune, una chiave offerta per entrare, poco alla volta, a far parte del dialogo.
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