William Greco – Corale

Ha qualcosa di speciale, questo lavoro del pianista William Greco, già dalle iniziali, intensissime note di Incontro, primo brano del disco. Sembra scaturirne un misto di maturità, ispirazione, consapevolezza dei propri mezzi, naturalezza del suono che non tanto comunemente si trovano nei nostri pur dotati musicisti, tanto meno quando sono ancora molto giovani. William Greco sembra avere tante qualità, ma dal suo modo di presentarsi e dal suono del suo piano non sembrerebbe vantarsene troppo. Sembra piuttosto saper badare al sodo pure in un campo etereo come quello artistico, avere i piedi ben piantati per terra ed allo stesso tempo possedere nella sua musica un lirismo davvero naturale e senza limiti. Sia nell’interpretazione di brani suoi (Corale, Verao, Inner Song) che nella proposta di alcuni eccellenti standards (Cherokee e My Little Suede Shoes), il modo di affrontare la musica e la composizione è sempre molto naturale in lui e nei suoi compagni di gruppo (Bardoscia e Manzi, con Carla e Raffaele Casarano ospiti in alcuni pezzi) ed il risultato molto coinvolgente per l’ascoltatore pur attento ed esigente. È musica ispirata, poetica, riflessiva ma non magniloquente, seria e coinvolgente ma non seriosa. E bisognerebbe fare i complimenti alla produzione, che deve avere lavorato molto bene per arrivare ad un prodotto tanto di qualità. All’ascolto delle dieci tracce, da Incontro a Inner Song, la parte di solista principe è ovviamente di questo talentuosissimo pianista, ancora molto giovane e sicuramente capace di stupire ulteriormente con la sensibilità del suo tocco e le sue sapienti scelte stilistiche. I paragoni si possono sprecare: specialmente nella prima parte del disco si sentono echi di Jarrett o di Mehldau (i migliori) ma sono considerazioni che passano, curiosità. Resta la realtà di un musicista davvero bravo e da seguire con attenzione.