Marta Raviglia & Simone Sassu – Lost Songs

Marta Raviglia & Simone Sassu - Lost Songs

A simple lunch – 11asl2015 – 2015





Marta Raviglia: voce, elettronica

Simone Sassu: pianoforte, pianoforte preparato, sintetizzatori, harpejji





Marta Raviglia è sicuramente una delle voci più personali e interessanti nel panorama jazzistico italiano. Il suo ultimo disco è inciso in duo con Simone Sassu, tastierista con esperienze presso i tipi stravaganti – in senso buono – che ruotano attorno all’etichetta Improvvisatore Involontario. Il performer sardo è avvezzo, quindi, a ribaltare le situazioni, a inventarsi scenari scioccanti o comunque imprevedibili.


La cantante laziale, nel cd, affronta una serie di brani di diversa epoca e provenienza, li volta e li rivolta, li fa suoi, pur rispettandone il carattere specifico. Non è un’operazione filologica, né tantomeno di allontanamento, di destrutturazione sic et simpliciter. Ogni pezzo, però, viene osservato come in uno specchio deformante e così se ne intuisce la forma, si distingue il profilo, ma quello che si vede è altro e deriva dall’angolo di prospettiva, di visuale scelto dai due protagonisti dell’incisione. Una posizione, quella dei due, verso questi “lost songs”, sempre seria, ma mai seriosa, aperta al gioco scherzoso e allo sberleffo intellettuale.


Le canzoni selezionate appartengono al novecento e abbracciano autori come Satie, Milhaud, Kurt Weill, Barber, fino ad arrivare a Berio, Ellington e Kenny Wheeler.


La Raviglia volteggia sui versi con un apparente distacco dalla materia. Non sono i testi a interessarla, bensì la possibilità di scavare negli stessi per lavorare sul timbro e sul suono. La sua voce sale fino a note eccezionali al limite dello stridio e accarezza, blandisce le parole, le rende prive di senso, per restituirgliene uno diverso, astratto e vicino alla sua sensibilità. Quando occorre, viene utilizzata la loop station per raddoppiare gli interventi della cantante e creare effetti tridimensionali.


Simone Sassu è ben calato nella parte di “bravo” accompagnatore della vocalist. Segue adeguatamente, infatti, il flusso sonoro in modo classico o swingante, riservandosi, però, la parte di rumorista in alcuni passaggi. La natura dadaista del personaggio non può essere, d’altronde, cancellata con un colpo di spugna…


La traccia finale Kitten Vaught è a firma dei due musicisti a cui si aggiunge di supporto il produttore Francesco Nurra. In questa minisuite si riassumono tutti gli elementi esplicitati in precedenza ed è la degna conclusione di uno dei migliori album registrati dalla Raviglia fino ad oggi, perché il tempo della sperimentazione non è concluso, ma si è sedimentato in una proposta intelligente, colta e frizzante. Parafrasando una definizione di Massimo Urbani, adatta a questo caso, «l’avanguardia è, può essere, anche nell’ironia, oltre che nei sentimenti.»