Foto: La copertina di Live At The Village Vanguard del Christian McBride Trio
Dieci dischi per raccontare il 2015
La Top Ten di Guido Michelone
In un 2015 abbastanza felice in quanto a novità discografiche jazz, mi sento di consigliare una top 10 per le Feste natalizie, senza impegno per nessuno: liberi insomma di ascoltare le mie “proposte”. Dunque, partendo da lontano, sono ancora colpito, a livello di extra-jazz, da Modern Love Songs (Didamusic) esordio della giovane cantautrice Dida, che, da New York, offre dodici canzone amorose: temi autobiografici, voce sicura, stile jazzato fra alt country e folk music da Greenwich Village, benché registrati a Brooklyn e Tel Aviv.
Per quanto riguarda le radici (il blues in primis), assai più dei suoi moltissimi studio album, mi piace 4 Nights Of 40 Years Live della Robert Cray Band (Prologue): un potente rhythm’n’blues esalta grandi realtà afroamericane, mentre il leader (voce e chitarra elettrica) conduce il gioco fra ritmi decisi e assolo sanguigni in 13 pezzi memorabili.
Passando al jazz vero e proprio, un’altra gradevolissima sorpresa è il live Olanda in due (Novarajazz) con Michiel Braam al pianoforte e Bo Van De Graaf ai sassofoni: afflato coltraniano, fra citazioni dotte e popolaresche, in festoso turbinio di original e standard, con un ragtime di Eubie Blake e due arie di Giuseppe Verdi.
Nell’ambito del free o in genere del jazz sperimentale amo la radicalità di John Russell With… (Eminem) in cui appunto il chitarrista inglese, per il 60º compleanno, chiede a sei colleghi-amici di partecipare nel Cafe Oto (Londra) a una oltranzista jam session in nome del sound innovativo e rumorista, dividendosi in trio e in duo, onde sottolineare la creatività degli invitati (Evan Parker, Phil Minton e Sakoto Fukuda in particolare).
Pensando invece al jazz vocale, Find A Heart (Savant) dell’americana Denise Donatelli mi sembra la dimostrazione concreta di quanto si possa fare anche in ambito jazzistico con le canzoni odierne: lei canta di tutto un pop (per usare un gioco di parole) come oltre mezzo secolo fa facevano i vecchi jazzisti con i motivetti divenuti poi standard classicissimi.
Come miglior disco jazz dal vivo, direi, per me, il Live At The Village Vanguard (MackAvenue) del Christian McBride Trio grazie al perfetto interplay del leader al contrabbasso con i giovani Christian Sands al pianoforte e Ulysses Owens Jr alla batteria lungo i percorsi di sette standard su otto nell’alveo di un mainstream aggiornato.
Quale opera di jazz europeo, amo molto la recente Universolal (JMS) dedicata appunto al pianista francese Martial Solal, davvero un grande nella storia delle musiche improvvisate sul Vecchio Continente; al Cd viene poi abbinato un DVD tratto da un recital al Coolidge Auditorium di Washington nell’aprile del 2011 di eguale intensità.
A livello di ristampa è da plauso accademico la ripubblicazione del catalogo Xanadu, artefice negli anni Settanta del miglior hard bop in circolazione: basterebbe citare il doppio CD Night Flight In Dakar + Xanadu In Africa (Elemental) per rendersi conto del valore, in questo caso, di Al Cohn, Blue Mitchell, Dolo Coker, Leroy Vinnegar e Frank Butler, senza dimenticare gli album di Albert Heath, Barry Harris, Sam Most, Jimmy Heath, eccetera.
A metà fra antologia e tributo trovo interessante 100% Frank (Musica Jazz) di Autori Vari, sottotitolo 1915-2015. Tribute To Sinatra, che il mensile milanese dedica al repertorio dell’immenso crooner, coinvolgendo soprattutto musicisti italiani spesso eterogenei, ma proprio per questo inclini a non copiare o imitare un originale difficilmente eguagliabile.
Infine cito Jazzy Christmas (Tuk) del Paolo Fresu Quintet perché, fra i “milioni” di album natalizi ascoltati per scrivere un articolo, è davvero e originale, soprattutto quando la tromba del leader swinga, con ritmi e armonie bebop, su tre canti tradizionali sardi: CD ascoltabile pure a feste passate.