Foto: dal sito di Alfredo Rodriguez: www.alfredomusic.com
Alfredo Rodriguez Trio @ Roma Jazz Festival
Roma, Parco Della Musica – 17.11.2015
Alfredo Rodriguez: pianoforte
Reiner Ruano: basso
Michael Oliveira: batteria
Annunciato come giovane e talentuoso pianista cubano scoperto da Quincy Jones nel 2006 al Festival di Montreux, Alfredo Rodriguez era una delle maggiori attrattive del cartellone del Roma Jazz Festival organizzato da Mario Ciampà all’Auditorium di Roma, di sicuro una delle assolute novità, essendo molti degli altri (peraltro eccellenti) artisti presenti non nuovi alla scena romana.
Un pubblico attento e curioso, ma non numerosissimo, ha seguito l’esibizione del trio. Formazione nella quale la presenza del basso a cinque corde suonato da Reiner Ruano e l’approccio ai tamburi dell’eccellente Michael Oliveira lasciavano subito presagire tempi sostenuti e tecnica strumentale d’alta scuola. La scaletta del concerto ha compreso grandi classici della musica cubana (Guantanamera, Quizas, Quizas, Quizas, El Tocororo) e brani che hanno dato popolarità al pianista nella sua ancor giovane carriera fuori dall’isola natia (The Invasion Parade, dal titolo del suo ultimo lavoro).
Rodriguez, che dalla sua ha anche una adeguata formazione classica come molti artisti cubani, è riuscito a suo tempo ad allontanarsi da Cuba per riparare in occidente dove ha iniziato il suo percorso artistico che lo ha portato all’attenzione del potente Quincy; e tutto ciò prima che Stati Uniti e Cuba (come sembra confermarsi in quest’ultimo periodo) ammorbidissero le loro relazioni e tornassero ad ammettere la reciproca esistenza. Ha poi cominciato a riscuotere notevole successo, a Montreux come in altre prestigiose occasioni. Il suo approccio alla tastiera ha subito lasciato intendere che ci troviamo di fronte ad un musicista completo, versatile, talvolta esuberante, tecnicamente ineccepibile, in qualche occasione tentato dal solismo ad ogni costo, indubbiamente bravo. Nelle esecuzioni dei brani più strettamente legati alla sua terra ha impressionato di più, e la sua personale versione di Guantanamera (un brano che, suonato milioni di volte, per colpirci deve essere eseguito davvero in modo speciale) suonata su tempi costantemente variati e conclusa con un dialogo a distanza tra lui e le percussioni di Oliveira, è stata davvero emozionante, brillante e ricca di inventiva. Così come da palati fini sono state altre esecuzioni dello stesso genere, come la splendida Veinte Anos, poetica ed appassionata e con il pianista concentrato in tutt’uno con la sua tastiera.
Meno coinvolgenti e convincenti (si tratta di impressioni assolutamente soggettive) le prove di esecuzioni ad alto tasso di velocità, muscolari e dall’ impeccabile tecnica di altri brani come The Invasion Parade. In queste situazioni una certa tendenza a prendere la scena tutta per sé sembrava prevalere sul lavoro di gruppo a discapito del risultato complessivo. Nel suo ultimo e comunque acclamato lavoro in studio (The Invasion Parade) Rodriguez si avvale della presenza di musicisti di alto livello con una formazione allargata a due sassofonisti, nonché dell’apporto di artisti di personalità svettante come Esperanza Spalding. Presenze che avrebbero potuto innervare la sua musica anche sul palco romano. Nell’occasione, invece, i suoi compagni di palco non sempre sono sembrati all’altezza delle sue evoluzioni.
Si tratta comunque di un musicista di altissimo livello, il quale deve probabilmente ancora trovare la sua strada maestra. Ancora relativamente giovane, Rodriguez ha ancora tanto da mostrare e da far sentire, partendo dall’indissolubile legame con la sua Cuba ed affinando le sue scelte a contatto con un ambiente non sempre facile. Ma il ragazzo sembra sicuro dei suoi mezzi, ed ascoltarlo suonare è stato un notevole diletto.