Liberty Ellman Sextet – Radiate

Liberty Ellman Sextet - Radiate

Pi Recordings – pi60 – 2015





Liberty Ellman: chitarra

Steve Lehman: sax alto

Jonathan Finlayson: tromba

Jose Davila: tuba, trombone

Stephan Crump: contrabbasso

Damion Reid: batteria






Un lavoro complesso, articolato, ricco di riferimenti e in grado, allo stesso tempo, di proporre un punto di vista libera e personale sulle direzioni del jazz e della musica di improvvisazione. Radiate, il nuovo disco di Liberty Ellman, vede la luce dopo un intervallo di quasi dieci dall’ultima pubblicazione a suo nome, vale a dire Ophiuchus Butterfly, uscito nel 2006. Il chitarrista si muove nell’ambito di una scena newyorchese rivolta alla ricerca delle novità, senza dimenticare la necessità di sviluppare una sintesi tra le espressioni più moderne e l’eredità lasciata dai vari innovatori che si sono succeduti nella storia del jazz. La sua presenza stabile in un progetto come Zooid di Henry Threadgill, le sue collaborazioni con Vijay Iyer e Rudresh Mahanthappa, la partecipazione in Radiate di musicisti come Steve Lehman, Jose Davila e Stephan Crump rendono possibile individuare alcune delle coordinate del percorso seguito dal chitarrista quarantaquattrenne.


Radiate è un disco dall’architettura orchestrale solida e ben marcata. La musica composta da Ellman si sviluppa attraverso il gioco dinamico costruito passaggio dopo passaggio dal sestetto. Le tante combinazioni che si vengono a creare dall’incrocio delle varie linee, la line up completa di tromba, sax e trombone, gli scambi dei ruoli assunti dagli strumenti offrono al chitarrista una tavolozza timbrica sempre mutevole. La tuba aggiunge una sfaccettatura ulteriore al lavoro ritmico, la chitarra riesce a muoversi tanto nell’ambito armonico che solistico e così Ellman riesce ad aggiungere possibili visioni al suono della formazione.


La musica presente in Radiate – otto brani originali per circa quarantadue minuti complessivi – costituisce un meccanismo ben organizzato: lo spazio per le improvvisazioni si inserisce e viene ricavato all’interno di un gioco sempre controllato di incastri e di intersezioni tra le diverse linee. La composizione diventa il punto di riferimento per il discorso complessivo del lavoro: le tracce si arricchiscono di sezioni, i fiati tornano spesso ad accompagnare e colorare gli assolo, alla ritmica viene richiesto molto di più di un anonimo ruolo di sostegno. Soprattutto è la dimensione collettiva, l’approccio corale a definire l’andamento della musica: per quanto siano presenti anche alcuni momenti in trio, per la maggior parte del tempo tutti i musicisti sono coinvolti alla costruzione del risultato finale.


Le sonorità prevalentemente acustiche della formazione giocano un ruolo preciso nel definire lo spazio espressivo del lavoro di Ellman. A parte la presenza di un supporto elettronico alla ritmica nella conclusiva Enigmatic runner e la chitarra elettrica del leader – più vicina però alle esperienze degli anni sessanta che alla stagione della fusion o alle derive post-rock – il resto del sestetto sfoggia una rigorosa veste acustica. È la strada intrapresa da Ellman per sviluppare la sintesi tra modernità e retaggi messi a disposizione dai grandi del passato. Con il succedersi dei brani, si avverte come Ellman risolva questo confronto come passaggio di testimone, come evoluzione ininterrotta.


Radiate è, perciò, il risultato di un percorso continuo di scavo. Razionale, persino cerebrale in alcuni passaggi, attento ai particolari più minuti, essenziale e conciso, Ellman lascia poco al caso nel corso del disco: si nota la cura certosina nella gestione delle relazioni reciproche tra le linee tracciate dai vari strumenti all’interno di un vero e proprio mosaico, dove ogni movimento diventa funzionale al percorso complessivo e collettivo.




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