Swiss Jazz: Kaos Protokoll – Questclamationmarks

Swiss Jazz: Kaos Protokoll - Questclamationmarks

Prolog Records – PRCD 002 – 2015



Benedikt Wieland: basso, FX

Marc Stucki: sassofono, FX, melodica

Flo Reiche: batteria, elettroniche

special guest:

Baze: voce, testi (in Pathos Ratlos)






Buone (e sostenute) vibrazioni da oltralpe, a firma di un giovane trio abbeverato, se non trasversalmente almeno da varie lunghezze del pop, oltre che da un’ampia gamma d’ibridazioni


A seguire la prima incisione Quick and Dirty (fedele al titolo in più aspetti fisiognomici e pubblicata nel 2012 da una costola di JazzWerkStatt), il trio espande le sue vedute per naturale curiosità e importando spunti da un estensivo tour che li ha condotti fin nella Russia siberiana (come dalla track Good Morning Krasnoyarsk!, sghemba e di passo ebbro) oltre che invocare non del tutto fatue parentele con il rap afro-americano, invocato quasi letteralmente nella febbrile Maybe You, oppur nella pesante (re)visione teutonica del metropolitano folletto Baze (in Pathos Ratlos, manifesto di accattivante, piccola follia); assai forgiata dall’abbecedario del Prog e delle sue persistenze, la scena è tratteggiata da eco di spiritata animazione Ska, giungendo ad incorporare fluida metrica Reggae, ma il trio mantiene sfumato l’inquadramento stilistico, prediligendo di spaziare con inventiva entro una (semi-)lucida vena surreale.


Le dense ondulazioni del basso, legante ed interlocutorio, ben si combinano con l’arte versatile delle bacchette nel conferire forza ad un plastico e polposo groove, debitore in grande ed esplicita parte al tratto spesso dei laboratori del Punk, massicce camere di gestazione che qui s’infettano della virulenta verve in Jazz della (plurima) voce sassofonistica, mai davvero esposta in solitaria al ruolo solistico, incalzato dalle irradiazioni elettroniche e dal mutamento di propulsioni e logiche ritmiche, a sostegno di bozzetti melodici con prevalente ruolo di pretesto tematico.


Sotto la tutela di un produttore della classe di Django Bates, il punk-jazz elettrificato (giusto per massimale orientamento) di Kaos Protokoll qui ricompatta le proprie, rassicuranti eccentricità: nella sostanza fedele al proprio originale assunto “no concept as concept”, guidata da orecchie di già lungo corso ed allure ammiccante, la triade rimodella i suoi tratti identitari lungo una godibile scaletta andamento sfaccettato, quanto ondivago e spiazzante, grazie a laboriose e funzionali alchimie di sintesi tra scrittura e carica istintuale.




Link correlato: https://kaosprotokoll.bandcamp.com/