Shades of Umbria Jazz Winter #23

Foto: Luca Labrini










Shades of Umbria Jazz Winter #23

Orvieto – 1.1.2016



Giunto alla sua ventitreesima edizione, il festival invernale di Umbria Jazz non si smentisce nemmeno quest’anno proponendo un cartellone ricco di eventi a cavallo di capodanno, dal 30 dicembre al 3 gennaio, con uno dei doppi concerti più attesi in programma proprio la sera del primo. In un teatro Mancinelli che fa registrare il tutto esaurito, e una platea che si distingue per la presenza illustre dei direttori dei Festival Jazz di Londra e di Juan Les Pins, la prima parte della serata vede protagonista il duo formato dal sassofonista Steve Wilson e dal batterista Lewis Nash, una formazione insolita senza strumenti armonici che già si era messa in luce nell’edizione di due anni fa. I due sono bravi a proporre un repertorio fatto unicamente di standard in cui vengono omaggiati i grandi, da Horace Silver a Monk fino a Dizzy Gillespie, in maniera del tutto personale e moderno, rispettando comunque le composizioni originali. Wilson, asciutto ed essenziale nel proporre temi ed improvvisazioni al contralto, trova in Nash una spalla ideale, strepitoso a sua volta a riempire il tutto seguendo il compagno in un drumming vario ed originale che non fa rimpiangere l’assenza di altri strumenti, in un interplay finissimo che consente ai due di prendere direzioni estemporanee con estrema facilità e libertà.


Nella seconda parte Paolo Fresu e Daniele Di Bonaventura, accompagnati dal contrabbassista Marco Bardoscia e dall’Orchestra da Camera di Perugia, portano in scena il progetto Vinodentro, colonna sonora dell’omonimo film di Ferdinando Vicentini Orgnani. Il trombettista sardo è l’autore di quattordici dei sedici brani che compongono una colonna sonora atipica in cui la tradizione classica incontra il tango ed il jazz in trame eleganti e romantiche. A dirigere l’Orchestra è lo stesso Di Bonaventura, che firma anche gli arrangiamenti di queste musiche quasi mai proposte integralmente dal vivo. Nonostante fosse la prima volta assoluta di questa inedita formazione, il tutto funziona a meraviglia: il tappeto offerto dagli archi proietta gli spettatori in delle arie di altri tempi, terreno ideale per la tromba e flicorno di un Fresu da sempre affascinato dalla musica cameristica e barocca. Il trombettista infatti si muove a proprio agio in completa autonomia, è l’unico a non avere spartiti, in un contesto non propriamente jazz, in cui viene fuori il suo lirismo, ricamando con delicatezza trame avvolgenti. L’elettronica qui è ridotta al minimo in favore di un suono più limpido e pulito sia nei fraseggi più articolati che nelle suggestive note lunghe che spesso chiudono i brani. Una serata che si protrae fino a tarda notte rimanendo sempre interessante e coinvolgente, con una scaletta ampia che vede anche due brani di Mozart così come delle composizioni dello stesso Di Bonaventura, Joni Mitchell o altre ancora dello stesso Fresu più datate, come il bis conclusivo Fellini, in una armonia perfetta che lascia incantati.


I due, ancora con il contrabbasso di Bardoscia, il giorno seguente presentano i brani racchiusi nel disco In Maggiore, uscito nel 2015 per l’ECM. La dimensione più intima del trio permette ancora più libertà di movimento e di apprezzare meglio i tre musicisti, con Bardoscia, assente su disco, che si inserisce con gusto e talento nella dinamiche del duo, in un repertorio vario che spazia con naturalezza dalla Bohème di Puccini al tango fino a brani della canzone italiana e brasiliana, per un’ora e mezza di una musica alta che tuttavia non risulta mai impegnativa. Un trio pregevole che convince e che ci si augura possa essere replicato anche in altre occasioni e progetti.



Segui Attica Blues (la trasmissione condotta da Luca Labrini con Pietro Zappacosta su Radio Onda Rossa) su Twitter: @AtticaBluesRor