Puglia Jazz Factory – African Way

Puglia Jazz Factory - African Way

Parco della Musica Records – MPR 073CD – 2015





Gaetano Partipilo: sax alto, sax soprano sax, live electronics

Raffaele Casarano: sax alto, sax soprano sax, live electronics

Mirko Signorile: pianoforte, tastiere

Marco Bardoscia: contrabbaso, basso elettrico

Fabio Accardi: batteria






Il Puglia Jazz Factory combina confidenza reciproca e personali differenti: sotto la denominazione collettiva ritroviamo cinque musicisti ormai maturi e conosciuti al pubblico del jazz nazionale, tutti e cinque provenienti, come è facile intuire, dalla Puglia, nati tra il 1973 e il 1982 e, soprattutto, con diversi progetti condotti in prima persona come leader e compositori.


Gaetano Partipilo, Raffaele Casarano, Mirko Signorile, Marco Bardoscia e Fabio Accardi si sono spesso ritrovati insieme sui palchi e nelle registrazioni prodotte negli ultimi anni. Nei propri lavori, ciascuno ha portato tratti distintivi e il riflesso di collaborazioni diverse. E i nostri cinque trovano facilmente un denominatore comune in Puglia Jazz Factory all’insegna di un modern mainstream fresco e spigliato: il disco è stato registrato dal vivo al Medimex del 2014 dopo aver rodato il materiale nel corso di una tournée africana effettuata qualche settimana prima. Otto brani originali – due firmati da Partipilo, Signorile e Bardoscia, uno da Casarano e Accardi – che uniscono una brillante propulsione ritmica alla cantabilità delle melodie. Le atmosfere, le sonorità elettroacustiche, lo sviluppo dei brani, il flusso complessivo rimandano a un disco come Bring on the night, il live pubblicato da Sting a metà degli anni ottanta. Con le specifiche peculiarità, il Puglia Jazz Factory prende le mosse dall’intenzione di accogliere istanze differenti e ottiene il suo obiettivo mettendo costantemente a confronto riferimenti. Il materiale proposto democraticamente dai cinque diventa così il terreno per mostrare gli aspetti delle singole personalità e, allo stesso, per smussare spigoli e frizioni. E quindi, nel corso delle otto tracce affiorano di volta in volta vene diverse, dagli accenni dub di Kristiansand alla dimensione ariosa di Non smettere mai di pensare al violetto, dall’incalzante Travelling South alla pacata Tre stelle passando per le diverse gradazioni ritmiche offerte da Personal Vision, A talk with god e Secret Dream si dipana il senso di un lavoro che cerca la sintesi tra le forme prese oggi dal jazz: modern mainstream, appunto, nel senso di cogliere un nesso tra le visioni personali, per riprendere il titolo del brano di apertura, e le tante manifestazioni di una musica sempre in divenire.


African Way, come si diceva sopra, deve il nome al tour compiuto dal quintetto prima di registrare dal vivo il disco. La confidenza e la conoscenza reciproca vengono perciò esaltate dall’aver avuto la possibilità di suonare insieme in un lasso di tempo molto concentrato e di focalizzare l’attenzione solo sul quintetto. Un suono compatto, meccanismi e interazioni fluide, capacità di guidare in maniera collettiva senza lasciare mai decrescere l’attenzione o l’impulso dei brani.



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