Stefano Maltese’s Sonic Maze – Sikkurat

Stefano Maltese's Sonic Maze - Sikkurat

Labirinti Sonori – LS015 – 2015





Stefano Maltese: flauto, flauto alto, wooden flute, tin wistle, saxello, sax alto, percussioni

Salvo Scucces: vibrafono, clarinetto in Eb, percussioni

Alessandro Nobile: contrabbasso, percussioni

Antonio Moncada: batteria, percussioni





Sikkurat è una registrazione dal vivo proveniente dall’edizione 2014 di Labirinti sonori. La manifestazione, con svolgimento a Siracusa, ha conosciuto anni gloriosi, quindi una lunga sospensione e il ritorno, appunto due anni fa, con un programma meno ambizioso, ma sicuramente degno di nota. Protagonista del cd è il quartetto del direttore artistico della rassegna, Stefano Maltese, formato da due abituali partners del polistrumentista siciliano, quali Antonio Moncada e Alessandro Nobile, a cui si unisce per l’occasione il vibrafonista e non solo, Salvo Scucces. La musica del disco contiene elementi tipici della poetica del sassofonista e compositore isolano. Si distingue chiaramente, innanzitutto, un approccio alla materia sonora ispirato alla lezione di Charles Mingus, magari mutuato dall’esperienza di Eric Dolphy, se non altro per la predilezione a far convergere il timbro delle ance con quello del vibrafono. È fin troppo facile, in questo senso, ritornare con la memoria al gruppo protagonista di Out to lunch, il capolavoro del jazz degli anni sessanta con Bobby Hutcherson accanto a Dolphy.


Negli otto brani si alternano, poi, momenti agitati, sequenze frastagliate e oasi di pace, corrugate, però, dal suono ruvido e poetico al tempo stesso dei sassofoni o dei flauti di Maltese.


È altrettanto evidente e palpabile l’inclinazione, da parte del leader, all’allestimento di un sottofondo percussivo denso, involuto, privo di ricercatezze, con all’interno nuances africane.


Stefano Maltese domina letteralmente la scena in ogni frangente. È lui, con i suoi strumenti, a pilotare il gruppo, determinando pure, oltre che la rotta da seguire, i saliscendi di temperatura all’interno dei pezzi. Il flauto è sobrio e austero, quando non parte per la tangente e diventa affilato, irto, verboso, attraverso la tecnica dell’ipersoffiato. I sassofoni disegnano arie severe, dure, progressioni non propriamente melodiche, che vanno a finire, a volte, in suoni forzati e irregolari, congruenti con il clima della performance.


Salvo Scucces, da parte sua, è attento e disponibile a cogliere, a captare quanto viene elaborato dal bandleader. Il musicista ragusano, infatti, usa il vibrafono in modo scarno e poco virtuosistico, cercando di operare di sponda, con il suo metallofono, rispetto alle incursioni scabre e appuntite del fiatista. Quando occorre, Scucess si unisce al batterista per rimpinguare l’accompagnamento ritmico e costruire un background ancora più marcato e massiccio, oppure dialoga con l’ancia principale, utilizzando il clarinetto in mibemolle.


Nobile e Moncada non si perdono in ricami e ghirigori, né cercano di apparire eleganti e raffinati. Il batterista picchia deciso per garantire un sostegno regolare, drizzando le antenne quando il brano richieda di accelerare o decelerare il tempo. Il bassista evita qualsiasi pleonasmo e sostiene tutta la “baracca” in modo risoluto e funzionale.


Sikkurat, in conclusione, è un altro capitolo della carriera di un artista schivo e fuori dal circuito dei soliti noti, dotato, però, di idee precise, ben definite e della capacità di svilupparle in una discografia del tutto appropriata e in esibizioni live di grande rigore e interesse.