Marco Ponchiroli The New House Quartett @ Zingarò Jazz Club

Foto: Fabio Ciminiera










Marco Ponchiroli The New House Quartett @ Zingarò Jazz Club

Faenza, Zingarò Jazz Club – 17.2.2016

Marco Ponchiroli: pianoforte

Alberto Vianello: sassofoni

Daniele Vianello: basso elettrico

Igor Checchini: batteria


Il Marco Ponchiroli The New House Quartett nasce dalla combinazione ben equilibrata di elementi ben precisi. Innanzitutto una grande confidenza musicale, scaturita da una fiducia reciproca e da una concezione rilassata. I brani originali raccolgono gli stimoli delle tradizioni per farli propri e restituirli secondo un trattamento alquanto personale: l’idea di composizione – e di arrangiamento quando il quartetto riprende gli standard – messa in mostra da Ponchiroli e dai suoi compagni di palco rinnova ogni volta le domande sul materiale proposto. Mi spiego meglio: la formazione non cerca il nuovo a tutti i costi, né punta a dimostrare alcunché in maniera velleitaria, ma si pone ogni volta domande nuove con cui affrontare il materiale. Il meccanismo innescato va a modificare l’approccio con cui si muovono i quattro e le atmosfere in cui si configurano i brani, in cui si innescano le interpretazioni dei singoli musicisti, gli assolo e il gioco delle dinamiche.


Se si volesse rivoltare per una volta in senso positivo il detto, il quartetto tiene il piede tanto nella staffa della tradizione quanto in quella della voglia di esprimere una voce personale. Riesce ad esplicitare una linea peculiare, a trovare l’alveo per accomodarsi secondo il proprio istinto nei concetti tradizionali del jazz, a partire dalla costituzione del quartetto. Ogni soluzione viene ponderata grazie ad un equilibrio fatto di tranquillità e attenzione: è un concetto, per riprendere la denominazione del gruppo, tipico del bricolage. Una costruzione fatta con calma e rilassatezza perché magari fatta in casa, circondati dai punti di riferimento e dalle situazioni più familiari, ma condotta sempre con la massima perizia e con precisione metodica, paziente ed accurata, persino ostinata, in alcuni passaggi.


Brano dopo brano, il quartetto esplora le tante possibilità offerte dal linguaggio del jazz. Senza porsi preclusioni o escludere territori. La pratica della composizione, con le sue necessità, le sue domande e le sue risposte, è il carburante per il motore del quartetto e per il percorso che intraprende. Come si accennava anche sopra, l’intenzione di porsi in maniera diversa rispetto a un materiale potenzialmente consueto è l’elemento utile al quartetto per trovare una sua voce: la composizione apre la strada, quindi, ma gli equilibri sono tenuti saldi dall’atteggiamento rilassato, confortevole e affabile con cui il quartetto “ospita” i suoi ascoltatori.




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