Alice Zawadzki & Dan Wieldon – Lela

Alice Zawadzki & Dan Wieldon - Lela

Odradek Records – ODRCD505 – 2015





Alice Zawadzki: voce

Dan Wieldon: pianoforte

ospite:

Rosa Campos Fernandez: clarinetto






L’incontro di voce e pianoforte è uno dei contesti musicali più esigenti e difficili. Alice Zawadzki e Dan Wieldon si misurano con un repertorio vario costituito da standard, brani celebri e pagine classiche in una dimensione estremamente minimale, cameristica (soprattutto nei due brani in cui interviene la clarinettista Rosa Campos Fernandez, vale a dire Lela e There at the Turnpike) e sempre condotta con rigore. Se la lista dei brani ci porta da Wayne Shorter a Franz Joseph Haydn passando per John Coltrane, Nina Simone ed Enrico Pieranunzi, è l’atteggiamento del duo a tracciare un filo coerente nel complesso del disco: Zawadzki e Wieldon si misurano da compositori con i temi interpretati, cercano di entrare in sintonia con i caratteri e le storie che raccontano, tratteggiano una sorta di sceneggiatura musicale utile per legare le atmosfere attraversate.


Ed in questo senso il formato essenziale del duo – affrontato spesso con lo sguardo rivolto alla letteratura classica mitteleuropea, oltre che naturalmente con approccio jazzistico – permette di cogliere il nocciolo della pagina scritta, la suggestione intima portata dai vari autori nella loro musica. La coerenza viene perciò da questo atteggiamento e viene infusa ad un repertorio che attraversa secoli e latitudini e che raccoglie brani nati e proposti in contesti tra loro anche profondamente differenti.


Il duo è come il filo per l’equilibrista. Il manubrio utilizzato da Zawadzki e Wieldon è la generale sobrietà delle interpretazioni: qualche preziosismo e pochi arzigogoli, in una conduzione nel complesso controllata e sicura, dove la tecnica diventa funzionale ad un arrangiamento capace di mettere in risalto la naturalezza e la semplicità. I due musicisti non temono il vuoto di un contesto simile e riescono a tener a bada la necessità di riempire a tutti i costi. come mostra in maniera esemplare l’apertura di Naima affidata alla sola voce. Se la varietà mette in luce la capacità di muoversi tra i tanti campi affrontati, la capacità di trovare una soluzione personale e di “sospingere” le atmosfere dei brani all’interno del proprio recinto espressivo evita al duo il rischio di non approfondire i vari contesti. Altra chiave efficace per esplorare sonorità differenti è la scelta di brani in lingue differenti, come spagnolo e italiano, oltre al “consueto” inglese e alla voce utilizzata come strumento.


L’intenzione di Zawadzki e Wieldon è chiaramente quella di affrontare alcune particolari prospettive delle melodie selezionate con il formato del duo, in particolare secondo un’attitudine riflessiva e sottrattiva. Aspetto che offre una spiegazione anche alla rinuncia ad utilizzare il violino da parte di Alice Zawadzki o alla scelta di porre l’accento sulle composizioni altrui e non sulle proprie. E anche quando il duo affronta dinamiche più sostenute, le propone comunque in una versione misurata: al centro dei propositi di entrambi i musicisti resta il controllo generale e la concezione essenziale con cui nasce il loro incontro musicale.



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