Ogun Records – OGCD044 – 2015
Livio Minafra: pianoforte
Roberto Ottaviano: sassofoni
Louis Moholo-Moholo: batteria
Roberto Bellatalla: contrabbasso
Pino Minafra: tromba, flicorno, voce
Rebel Flames porta su disco la registrazione di due concerti realizzati dal quintetto nel 2007. Nello specifico, i due concerti tenuti a Tivoli e al Perpignan Jazz Festival. Una esecuzione collettiva e aperta testimonia il rapporto stretto da Pino e Livio Minafra con la scena delle avanguardie europee e, in particolare, con i musicisti sudafricani residenti a Londra. Louis Moholo-Moholo lo troviamo alla batteria nei due concerti, il repertorio attinge ai temi composti da Dudu Pukwana, Harry Miller, Mongezi Feza e Keith Tippet. Un rapporto approdato in varie forme sul palco del Talos Festival e suggellato dalla pubblicazione del disco nel catalogo della Ogun Records.
Sin dall’apertura si coglie il passo del quintetto. Un dialogo – energico e arioso al tempo stesso – tra il sassofono di Roberto Ottaviano e il pianoforte di Livio Minafra per approdare al primo brano di Keith Tippett suonato dal quintetto, vale a dire A song. Una libertà improvvisativa senza freni, spregiudicata ma sempre radicata su precisi nuclei melodici. Nuclei da strapazzare e stravolgere, se del caso; frammenti sonori pronti a seguire traiettorie divergenti e spigolose; un approccio tempestoso, senza freni né remore, in grado di cogliere nel vortice delle frasi il senso delle melodie e di lasciarsi, quindi, attrarre secondo linee magnetiche al canto. Luigi Onori nelle note di copertina offre una traduzione libera ma quanto mai efficace alle “fiamme ribelli” del titolo: combustione libertaria. Rebel Flames contiene lo spirito della ribellione, l’attitudine libertaria, la forza di impatto, la grande partecipazione dei cinque protagonisti, ma lascia trasparire anche la maturità e la “gestione del fuoco”, la risoluzione e la necessità del canto.
Canto Generàl è una raccolta di poesie di Pablo Neruda. Pino Minafra ha utilizzato spesso i versi di Neruda all’interno dei concerti della Minafric: l’aspirazione libertaria, la rivendicazione per l’identità negata dei musicisti sudafricani trova una sponda espressiva nelle parole evocate dal grande poeta cileno e nell’idea musicale costruita dal trombettista. Le otto tracce costituiscono altrettanti passi di un filo che unisce sentimenti vissuti in modo incondizionato, come a dare sfogo ad un grido vitale. Lo sguardo maturo cui si accennava sopra è, quindi, la ricerca di un punto di vista, di una prospettiva per affrontare con la dovuta forza – interpretativa, spirituale, cognitiva – i contenuti che promanano da quel grido. Domande sempre attuali, eterne: è quasi inutile ricordare come ci siano ancora oggi uomini che rivendicano una dignità negata, come ogni giorno ciascuno di noi debba riaffermare di fronte a sé stesso e agli altri il valore della propria persona. La forza e la vitalità della musica suonata dal quintetto racconta tutto questo e altro ancora. Pino Minafra riesce a ricondurre – con la tromba in questo caso, altrove con le parole – i temi sul tavolo, a tenere il punto e l’attenzione su argomenti profondi, spesso dimenticati, altre volte sottovalutati.
Un disco compatto e dalle fondamenta solide. La musica diventa il punto di partenza per mettere al centro gli argomenti. Una ritmica magmatica e tonitruante corre a fianco di tromba e sassofono: Pino Minafra e Roberto Ottaviano declamano, arringano, raccontano e lasciano respirare le storie e interpretano i brani dei sudafricani e di Tippett con una prova di grande impatto emotivo. Le frasi taglienti del pianoforte di Livio Minafra rappresentano un punto di equilibrio in costante movimento: un elemento capace di servire risposte, sponde e nuovi stimoli alle linee dei cinque protagonisti, ma sempre in cerca di nuovi punti di fuga. Bellatalla e Moholo sono irrefrenabili nel dialogare con le altre voci, stimolando una continua rincorsa per dare al quintetto la veste collettiva. Ed è proprio nell’approccio collettivo che si colloca la possibilità di passare di continuo dalle espressioni più libere alla dimensione melodica, e viceversa, senza perdere di coerenza ma, anzi, rialzando ogni volta la posta e spingendo il materiale suonato un passo oltre per dare sempre nuovi inneschi alle fiamme rebelli.
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