Brownswood Recordings – BWOOD0138CD – 2015
Daymé Arocena: voce, pianoforte, organo, cowbell, percussioni
Simbad: organo, cajón, percussioni, voce, pianoforte
Oli Savill: percussioni
Maria Julia Nuñez: percussioni
Adriel Valdes: percussioni
Maitre Samsou: percussioni
Neil Charles: contrabbasso
Omar González: contrabbasso
Yelfris Valdes: tromba, flicorno
Yasek Manzano: tromba
Neil Charles: contrabbasso
Julio Cesar Gispert: percussioni
Rob Mitchell: pianoforte
Miguel Ángel de Armas: pianoforte
Come scrive Gilles Peterson nelle note di copertina a Nueva Era, Daymé Arocena è una miscela di molti elementi differenti. La combinazione avviene peraltro attraverso una quantità di approcci differenti. Peterson mette in evidenza la serietà artistica e interpretativa che si accosta, in totale continuità, alla capacità di ridere e divertirsi, la purezza spirituale e l’applicazione al lavoro. Fin qui Peterson – la sua chiusura, peraltro, è affidata a un definitivo “Yes, Daymé is the truth…” – che ha voluto fortemente collaborare con la cantante nel corso del progetto Havana Cultura Mix e che ha prodotto parte delle tracce di Nueva Era.
La matrice musicale è naturalmente è quella cubana, ricca di ritmi, claves, percussioni. Daymé Arocena rompe, però, i confini tra i generi e lascia entrare sonorità e ispirazioni diverse per arricchire il discorso ed esplorare, così, tutte le possibili implicazioni espressive. Combinazioni, sintesi, riferimenti vari: brano dopo brano, Daymé Arocena conduce l’ascoltatore nel suo dialogo con il jazz, con le potenzialità dell’elettronica, con la canzone d’autore, con le tradizioni più ancestrali dell’isola caraibica. Una regia rigogliosa ed effervescente si sposa in modo efficace con composizioni dirette ed essenziali. E anche quando capita di andare oltre – come, ad esempio, nel ritornello di Don’t Unplug My Body, dove la sovrapposizione degli elementi avvicina i limiti potenziali delle sintesi proposte – la cornice definita dalla cantante riesce ad offrire una lettura coerente con il resto del discorso, a rimanere sempre legati alle suggestioni del lavoro. Nel caso specifico sono la pausa secca dopo il ritornello e il contrabbasso suonato con l’archetto che ritroviamo nella successiva Dust. La cantante utilizza lo spagnolo e l’inglese per i suoi testi e porta così un ulteriore tassello alla compenetrazione dei linguaggi musicali. Si aggiunge alla “ricetta” un approccio schietto all’improvvisazione e la possibilità di innestare sul meccanismo sonoro cubano l’esperienza e il gusto dei musicisti residenti a Londra.
In realtà, facendo un “passo indietro”, il ragionamento musicale viene svelato in Madres, il brano di apertura. Vero e proprio manifesto, potrebbe essere pensata addirittura come una ouverture, per certi aspetti. Troviamo la stratificazione dei ritmi e dei suoni, l’utilizzo del voice sampler, la presenza pervasiva e virale dell’organo, la ricchezza delle percussioni: una trama che rivela in maniera efficace e intrigante il percorso seguito nel corso delle tracce successive.
Daymé Arocena si muove sul confine tra ispirazioni musicali diverse. Se incontriamo le atmosfere rigorose e immediatamente identificabili come cubane di El Ruso e lo sguardo a certe esperienze dell’acid jazz o la vena sperimentale di Come to me, il brano di chiusura, è negli episodi dove i riferimenti e le pratiche si mescolano che il lavoro offre le sue prove migliori. Nueva Era supera, perciò, le singole influenze. La musicalità della cantante, ben assecondata dai suoi musicisti e produttori, possiede un registro vasto e variamente speziato: la capacità di approfondire le grammatiche espressive dei singoli generi viene messa in maggiore risalto dall’incontro e dalla fusione. La sintesi fatta per addizione esalta gli accenti diversi e i contrasti: uno spirito divertito e una voce duttile ed energica uniscono le radici profonde con la curiosità verso il nuovo.
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