Barry Guy – Time passing…

Barry Guy - Time passing...

Maya Recordings – MCD 1501 – 2016



Barry Guy: contrabbasso improvvisante, direzione

Savina Yannatou: voce improvvisante

Anja Pöche: soprano

Matthew Brook: basso-baritono

Camerata Zürich: strumenti ad arco

con


Igor Karsko: primo violino e concertatore






Partendo dalle suggestioni auditive della Cantata di Johann Christian Bach “Meine Freundin, du bist schoene”, s’originano gli spunti ideativi di un ennesimo lavoro di Barry Guy, estesamente devoluto non soltanto all’ascolto ma soprattutto alla pratica professionale della musica antica e barocca, sia entro ensemble d’esecuzione ortodossa (e per soprammercato filologica) che nelle riletture parzialmente devianti nel duo costituito con la consorte e controparte Maya Homburger.


In particolare il dialogo tra le voci di soprano e baritono (di valenza simbolica e dialettica) con accompagnamento d’archi permane nel nucleo compositivo, ma le basi testuali anziché fondarsi sui versi d’epoca galante registrano una ricollocazione temporale e una decisa virata linguistica, impiegando le liriche dei poeti Edwin Morgan e Kerry Hardie, ma soprattutto ricorrendo all’ostico e provocatorio Ping (o Bing nella versione italiana) di Samuel Beckett, gioco d’incastri e “fuga” della parola e del pensiero, e primo materiale nucleare nello sviluppo tematico a partire dai materiali tardo-settecenteschi.


Alterni i temperamenti e le direzioni rappresentative dell’opera (considerate le forti e variate influenze testuali), che trova forte investimento da parte delle due parti canore, che con con plasticità drammatica si pongono al servizio delle rotte di programma sulle linee della contemporaneità, non agendo certo in minore né da controparte compassata alle perigliose incursioni dello strumento-voce di Savina Yannatou, la cui veste “improvvisante” non trova enfatizzazione soltanto nei credits, così come (ma superfluo rilevarlo) il vulcanico regista e contrabbassista, entrando tutte nel gioco delle parti, a destinazione non predeterminata.


Album che trova ausilio logistico nel mecenatismo di due istituzioni elvetiche (cosa che autorizza alcune riflessioni a margine del non-omologo stato di salute delle diverse “società dello Spettacolo”), impreziosito da un pittorico libretto (per quanto possibile nei limiti fisici di un CD, sia pure in edizione de-luxe) Time passing… è opus progettuale e “aperto” ribadendo la dichiarata valenza della quota improvvisativa nelle determinazioni formali del medesimo.


Invitando a recuperare “canti e vedute” del creativo britannico (vastissima ormai la discografia, ma un valido florilegio potrà essere il Portrait, per i tipi di Intakt records), questa sua “contemporary Cantata” è affresco istruttivo e “utile” di post-accademica classe ed avveduta visionarietà che sancisce ulteriormente l’ampiezza dell’investimento creativo e del coinvolgimento trans-culturale del grande solista – e animatore.