ECM Records – ECM 2465 – 2016 Lavoro interessante quello di Tord Gustavsen che accantona il contrabbasso ed inserisce la voce dell’afghana Simon Tinder, la quale sposta le coordinate geografiche musicali ed introduce un melting pot notevole. I testi dei brani sono della tradizione norvegese ma sono stai tradotti in Pashto, la lingua parlata in Afghanistan ed in Pakistan.
Tord Gustavsen: pianoforte, elettronica, basso synth
Simin Tander: voce
Jarle Vespestad: batteria
La Tinder sussurra, tracina la sua voce usando porzioni acustiche non suscettibili di ulteriori segmentazioni. Una phoné che manifesta la sua singolarità ed esistenza soffrendo e facendosi riconoscere in tutta la sua corporeità.
Si può apprezzare la pulizia formale dell’album a cui però manca, forse, per usare una definizione cinematografica, quello che il grande cineasta Alfred Hitchcock chiamava “MacGuffin”: quell’espediente narrativo, quello slancio, di per sé poco importante, che però muove l’intero progetto. La tracce Refusee Sacred Head”, paiono trovare proprio una vena emotiva e un brio in più rispetto al resto dell’album. Da ricordare il notevole apporto del fidato Vespestad.
Anche in The Rull”, una delle poche tracce strumentali, pur nella semplificazione e linearità dell’esposizione, pare trovarsi quella voglia di sperimentare.
Sweet Melting Afterglowmerita una decisa attenzione, qui la parola raggiunge una situazione estatica staccandosi dal corpo per raccontare l’indicibile. Gustavsen trova la perfetta unione tra piano acustico e piccoli interventi elettronici.
Il progetto è godibile anche si può rimanere spaesati dall’estrema essenzialità compositiva. La linea melodica è una sola e forse è proprio ciò che sconcerta rispetto alle opere precedenti. Il pianista norvegese sceglie volutamente di mettersi al servizio della Tinder, accompagnandola in maniera egregia, ma rinuncia in parte alla “voce” del suo piano.
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