Per Oddvar Johansen – Let’s dance

Per Oddvar Johansen - Let's dance

Edition Records – EDN 1068 – 2016



Per Oddvar Johansen: batteria, violini, vibrafono, chitarre, percussioni di legno, elettroniche

Helge Lien: pianoforte

Torben Snekkestad: sax soprano, sax tenore, tromba ad ancia






Il quasi cinquantenne polistrumentista norvegese perviene adesso al primo album da titolare, dopo aver costruito una propria notorietà – almeno indiretta se così vorrà esser graziato da quanti lo abbiano già apprezzato e seguito nelle progressioni creative di artisti non omologhi, dal non-allineato Christian Wallumrod alla mainstream-vocalist Solvejg Slettahjell fino all’emergente Mette Henriette Rølvåg; e chi avesse avuto l’occasione di soffermarsi sui suoi connotati percussivi e i suoi solo, ne avrà notato le concezioni teatranti e ieratiche nonché l’immaginifico arsenale, ma difficile immaginare a priori cosa attendersi da un suo personale Opus primus. 


Assai circoscritta la line-up, in vario modo moltiplicata dall’eterogeneo instrumentarium del titolare, che ricorre in via poco prevedibile a strumenti non apparentati, così esponendo eterogenei influssi e inclinazioni. Corresponsabili, e non certo in minore, l’arruolato pianista Helge Lien, significativa presenza del Norsk-jazz, non solo per la leadership del prorio, vitale trio, e del di lui partner Torben Snekkestad, corposo sassofonista free-style, devoluto anche alle poco praticate trombe ad ancia (di cui ha appena licenziato un tematico solo-album per la danese ILK Music). 


Ripartizioni di ruolo imbastite con perizia, ed interplay di solida efficacia nel tratteggiare le introduttive ballads, ove ben si bilanciano sfera intimistica e vigore, di respiro più dilatato nella rarefazione climatica delle successive Forest flower e Flying, attingendo ad un sensibile, quantunque remoto, nucleo lirico in Panorama, maggiormente conformato nell’evocativa Families, tracciando cornici famigliari di clima folklorico nella dedicataria Uluru, volteggiando nell’evanescente, fugace Impromptro per congedarsi nella vissuta Song M, di sensibile e intenso corpo notturno. 


Laddove il pianismo di Lien tratteggia i propri interventi con temperanza assertiva, le ance di Snekkestad dispensano sensibile eclettismo caratteriale, entrambi integrando con efficacia il sound-design del batterista, timoniere accorto dell’incedere scenico delle proprie composizioni, la cui tempra confluisce nelle correnti sostanzialmente più ortodosse di quanto già esperito nell’ambito delle scandinave forme jazz (con non vaghe propensioni ambient). 


Forte di oltre ottanta partecipazioni discografiche, il dotato Johansen può godere del credito (che non gli contestiamo) di aver «giocato un’enorme parte entro la musica norvegese» e ne avremmo pertanto atteso una maggiore esposizione autoriale ma, album alieno da clamori o incisive ambizioni, Let’s dance, non arrestandosi sul ciglio delle intenzioni, connota più per sottrazione le proprie forme rappresentative: serioso ed esente da ammiccamenti, tale “invito alla danza” del sensibile e polivalente batterista smarca la tentazione di elargire una lezione di percussione e visioni ritmiche, non arricchendo apparentemente di forti contributi di firma l’Animus musicale delle sue lande, convergendovi con tocco lieve, e rendendovi argomentato omaggio con stilistica misura, naturale senso scenografico e calibrata presenza.



Link di riferimento: peroddvarjohansen.bandcamp.com