Odin Records – ODINCD9554 – 2016
Hanna Paulsberg: sax tenore
Hans Hulbækmo: batteria
Oscar Gronberg: pianoforte
Trygve Waldemare Fiske: contrabbasso
Sei tracce rivolte all’esplorazione delle anime del sassofono jazz della seconda metà del novecento. Hanna Paulsberg prende le mosse dai grandi maestri dello strumento – Coltrane, Shorter e Rollins, su tutti – e affronta attraverso le sue composizioni originali le evoluzioni portate nel jazz per esporle secondo il proprio punto di vista. Jazz modale e post-bop, soprattutto, riletti da una musicista energica e da un quartetto compatto: la musica scritta dalla sassofonista non punta tanto a tributare omaggi, quanto a mettere in mostra una presa di coscienza onesta del jazz odierno, un modern mainstream capace di rappresentare tanto la derivazione della musica proposta dalle generazioni precedenti, quanto di guardare all’attualità del jazz. Nella sua dimensione acustica, l’Hanna Paulsberg Concept non indulge verso gli stilemi del jazz scandinavo, concede piuttosto alla sua penna una vena “esotica”, come denotano il titolo del lavoro e la conclusiva Catalan Boy e rimette al centro, sia pure con un accento del tutto particolare, le grammatiche più consuete del jazz.
Lo sguardo ai maestri serve per collocare i punti di riferimento dai quali partire. Uno spunto utile per dare corpo e senso ad un disco dove l’attitudine dinamica del quartetto, la coesione e il senso di unità complessiva sono centrali. Il gioco collettivo e l’interplay rappresentano l’aspetto più significativo nel concetto musicale della sassofonista: i temi disegnano lo spazio ritmico ed espressivo all’interno del quale sviluppare le improvvisazioni e il discorso complessivo del quartetto. In questo senso, la percentuale – emotiva, oltre che banalmente numerica – del tempo dedicato allo sviluppo dei brani rispetto alla stretta esposizione dei temi rende evidente il punto su cui si concentra l’attenzione del progetto.
Un disco veloce – le sei tracce sviluppano nel loro complesso trentanove minuti e mezzo – e diretto: Hanna Paulsberg punta a realizzare un lavoro essenziale. La sassofonista evita così dispersioni e ridondanze, a favore della concentrazione stilistica. Il suono acustico completa il quadro. In questo modo offre un binario sicuro per l’energia e per l’entusiasmo: la prima non si trasforma quasi mai in foga muscolare, il secondo diventa funzionale e garantisce vitalità al flusso di note e passaggi.
È altresì evidente come la sassofonista punti a mettere in relazione il proprio modo di suonare e l’approccio dato al quartetto con quanto già presente nella storia del jazz. Senza voler essere a tutti i costi rivoluzionaria e senza limitarsi ad essere imitativa, Paulsberg pone all’ascoltatore il senso fresco e personale del proprio discorso. Ed è in questo modo che Eastern Smiles prende il suo senso di realtà e mantiene le promesse.
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