Edition Records – EDN1070 – 2016
Ivo Neame: pianoforte
Anton Eger: batteria
Jasper Høiby: contrabbasso
Energico, moderno, collettivo. Parallax è il sesto lavoro del trio costituito dal contrabbassista danese Jasper Høiby, dal pianista britannico Ivo Neame e dal batterista svedese Anton Eger. Il disco, registrato in una sessione di un solo giorno agli Abbey Road Studios di Londra, rappresenta in modo esemplare lo stato dell’arte del piano trio in Europa. Riferimenti colti e jazzistici si fondono in una tavolozza ampia ed equilibrata di possibilità espressive: nel suono e in una certa gestione delle dinamiche si ritrova la presenza esplicita di un nume tutelare come l’Esbjorn Svensson Trio, mentre nella capacità di trovare delle soluzioni sempre coerenti con gli spunti presenti nei temi, così come nell’intenzione di lasciare interagire le linee prodotte dai tre strumenti si colgono lo stile e le caratteristiche personali dei tre musicisti, lo sguardo ad una realtà europea in continua e prorompente evoluzione.
Ed è, forse, proprio in questo confronto la forza della proposta di Phronesis. Tenere conto delle soluzioni offerte all’interno del piano trio dalle ultime due generazioni di musicisti per attraversarle e metabolizzarle, per ricollocare i tasselli e tracciare una sintesi. Il filo narrativo di Parallax si sviluppa grazie a continui cambi di ritmo e di atmosfere che ridefiniscono, di volta in volta, le frasi e le melodie composte da Eger, Neame e Høiby – tre brani ciascuno – e ne evidenziano le diverse sfaccettature. E così riescono a far passare all’interno del proprio lavoro tutti i riferimenti e gli ingredienti e, quindi, a trasformarli e a plasmarli grazie all’accostamento di modalità operative o suggestioni provenienti dai vari interpreti del formato, e infine a renderli di nuovo elementi utili per dare vita a un discorso personale.
Meno rivoluzionari o estremi di altre formazioni, l’interesse principale di Phronesis è combinare melodia ed energia, silenzi e forza espressiva. Nella “pronuncia” e nella gestione dell’energia si coglie il discrimine che caratterizza il lavoro del trio: la forza si manifesta sempre come profondità delle affermazioni, come intensità e pathos, se si vuole, ma non diventa mai esibizione muscolare fine a sé stessa.
Citando Lavoisier, «nulla si crea, nulla si distrugge, tutto viene trasforma». Con i piedi ben piantati nel terreno del piano trio moderno, Phronesis può ben confrontarsi e portare un contributo al processo complessivo di una formazione tanto esigente quanto fondamentale nella storia del jazz grazie alla sua estrema essenzialità: nel triangolo composto da pianoforte, contrabbasso e batteria convergono e vengono riassunti ogni volta mondi sonori differenti tra loro, per dar vita a un dialogo sempre stimolante. Phronesis si pone esattamente all’interno di questo flusso di sollecitazioni per esplorare e rilanciare quanto sta accadendo nella scena attuale del jazz secondo un punto di vista organico e rigoroso: un gioco di dare e avere, uno scambio incessante e ininterrotto dove tutto può essere ricondotto ad altro ma, allo stesso tempo, prende nuove connotazioni.
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