Tomasz Stanko Quartet @ Parco della Musica

Foto: Luca Labrini










Tomasz Stanko Quartet @ Parco della Musica

Parco della Musica, Roma – 15.5.2016

Tomasz Stanko: tromba

Alexi Tuomarila: pianoforte

Reuben Roger: contrabbasso

Gerald Cleaver: batteria


Il 15 maggio fa ritorno a Roma Tomasz Stanko, uno dei più estrosi ed originali trombettisti jazz degli ultimi cinquanta anni. Colonna della ECM fin dal 1976 quando pubblicò l’album Balladyna, il musicista polacco si è ritagliato dagli esordi un posto di primo piano nell’avanguardia spaziando dal free jazz all’elettronica più contaminata attraverso una ricerca costante che negli anni gli ha fruttato un notevole successo della critica più che di pubblico. Ecco che sorprende in positivo vedere molta gente, soprattutto stranieri, riempire il piccolo ma accogliente Teatro Studio dell’Auditorium Parco della Musica per un concerto che si presenta comunque difficile ma decisamente di qualità. Stanko infatti è a capo di una formazione davvero interessante in un quartetto completato da alcuni dei migliori musicisti al centro della nuova scena internazionale che vede al piano il compositore Alexi Tuomarila, al contrabbasso Reuben Rogers e alla batteria Gerald Cleaver, già componente del gruppo del leader New York Quartet.


Senza particolari fronzoli o presentazioni di sorta, i quattro si posizionano davanti ai loro strumenti impassibili e seriosi, con la tromba di Stanko che proietta algida alle sonorità del quartetto. Il trombettista polacco conduce questa formazione con democratica sensibilità permettendo ai suoi musicisti di essere pienamente se stessi, aggiungendo a sua volta profondità e peso ai vari brani. I quattro alternano ballads a momenti post bop più incalzanti tutti a firma di Stanko, che ripesca pezzi più datati ad alcuni più recenti in un repertorio che inizialmente appare difficile ma mai ostico, e che pian piano riesce a conquistare anche gli ascoltatori più distratti. L’impronta di Stanko è sempre marcatamente riconoscibile e originale in tutti i brani, con un fraseggio che appare denso, nervoso, a tratti drammatizzante e diretto ma poi anche estremamente lirico nei passaggi più lenti, ottimamente supportato dai suoi ben più giovani musicisti, così diversi ma ugualmente efficaci: la rivelazione sembra essere da subito il pianista Tuomarila, sconosciuto ai più, ma capace di mettere in mostra un tocco eccellente e delle trame che ben si intersecano, sia nei soli che in fase di accompagnamento, nelle atmosfere disegnate da Stanko, ed una ritmica che magistralmente regge il tutto rimanendo discretamente quasi sempre al servizio dei solisti in un lavoro sporco di qualità nascosto ma fondamentale.


Un’ora e mezza di una musica intellettualmente elevata e libera, che sicuramente richiede un ascolto attento ma al contempo affascina per eleganza e in cui tutto funziona in maniera davvero impeccabile. Stanko appare ancora in gran forma e con una costante voglia di rimettersi sempre in discussione, artista che una volta di più conferma di essere uno dei più originali musicisti in circolazione in cui virtuosismo e forza di esecuzione, anche e soprattutto dal vivo, gli consentono di interagire con maestria con le esperienze e i musicisti più diversi con meravigliosa naturalezza.



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