Greg Burk – Clean Spring

Greg Burk - Clean Spring

Steeplechase – SCCD33124 – 2016





Greg Burk: pianoforte





Clean Spring è un piano solo concepito con gusto e maturità: sono principalmente due gli ingredienti che Greg Burk utilizza per disegnare le quattordici tracce – per un totale che supera i sessantotto minuti – vale a dire rigore interpretativo e attenzione per le melodie e per il loro sviluppo. Attraverso la combinazione di questi due fattori il pianista trova il modo per raccontare attraverso la tastiera il suo rapporto dialettico tanto con la tradizione quanto con l’improvvisazione e la sperimentazione: un racconto che si concretizza nell’omaggio reso ai suoi maestri – John Tchicai e Yusef Lateef – e, in generale a quei musicisti che gli hanno “insegnato” a mettere in discussione e, eventualmente, sovvertire le regole. All’interno dello stesso campo, possiamo considerare le citazioni e i riferimenti stravolti ad alcune pagine celebri, ma anche la presenza ancestrale, immutabile e, pure, sempre rinnovata del blues (Blues for Yusef Lateef). E lo ritroviamo nei tanti passaggi totalmente improvvisati che vengono riportati come tracce singole nel lavoro. Il senso melodico offre un indirizzo sicuro ai momenti più informali, la fluidità del discorso e la regia complessiva consentono al pianista di essere sempre “in movimento”, di proseguire spedito e senza intoppi traccia dopo traccia e di mantenere viva la sensazione dell’esibizione dal vivo. Il senso melodico lo ritroviamo maggiormente nei brani che riprendono la forma canzone – su tutte l’apertura di Song for Iaia – e nei momenti più strutturati, ma diventa soprattutto un punto di forza nella gestione dei passaggi più informali.


Registrato dal vivo al Teatro Marchetti di Camerino, Clean spring si presenta nel suo complesso con quattordici tracce separate tra loro. Temi, canzoni, improvvisazioni, raccordi, idee estemporanee, però, si legano insieme e mantengono l’atmosfera del flusso continuo. La scelta di terminare il disco con lo stacco netto che chiude Not Forever è uno dei risultati della regia dispiegata in tutto il corso del disco, una regia che asseconda l’equilibrio tra melodia e rigore e, al tempo stesso, ne rilancia ogni volta le possibilità e le intenzioni. E, se si vuole, una funzione analoga hanno i rimandi, nel brano conclusivo riecheggiano Nature boy e le derive sinfoniche di Gershwin, utili per aprire la strada al dialogo con la grande storia del jazz, con l’elemento da superare, con gli spunti su cui riflettere, con il bagaglio espressivo da condurre con sé in una prova “tosta” come quella del piano solo.


Come ricorda anche Burk nell’intervista registrata prima del concerto in piano solo tenuto alla Casa del Jazz di Roma, Clean Spring è il secondo lavoro “ufficiale” in piano solo dopo The way In del 2006 e dopo le registrazioni autoprodotte di inizio secolo, Nearly Lost e Progressions and Digressions. Il lavoro in piano solo è una cartina di tornasole assolutamente rivelatrice e le tracce presenti in Clean Spring rivelano come il percorso lungo e articolato di Burk sia giunto ormai ad una maturazione solida, dove le esperienze attraversate si confrontano con le intenzioni e lo stile del pianista, dove i frutti delle collaborazioni con musicisti importanti vanno a completare lo spessore della scrittura e alle improvvisazioni con coerente disciplina e lucida linearità.




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