Morpheus Records – MORPH006 CD – 2016
Thierry Lüthy: sassofono
Markus Ischer: chitarre
Andi Schnellmann: basso
Maja Nydegger: pianoforte, organo Hammond, tastiere
Manuel Pasquinelli: batteria
Riceviamo e (come s’usa dire) volentieri trasmettiamo le impressioni della nuova esperienza discografica della giovane band bernese che, con minime variazioni di line-up, doppia il profilo attinto nel precedente Stages of sleep (Morpheus, 2012).
Un riascolto di quest’ultimo, ironicamente corredato da un’immagine della band in profondo (e “tematico”) sonno REM, ne attestava però un’immagine nient’affatto dormiente in termini creativi, piuttosto ne svelava una propensione alla melodia cullante, capace però di crescita progressiva entro una solida imbastitura ritmica; tali caratteristiche sono nella sostanza riconfermate e ripercorse nel corrente Molecules, titolo facente più focale riferimento ad elementi fondativi di stile e vedute compositive, in effetti giocante sull’assemblaggio “molecolare” di micro-melodie e strutture ritmiche di semplice leggibilità, salvo poi espandersi su quadri sonori d’ampia contaminazione, fondate su groove persistente ed interventi multi-stile dei solisti (in primis ance e chitarre, timbrate jazzy e post-fusion).
Forti della new-entry, il bassista Andi Schnellmann, il sound generale del (appena) rinnovato AKKU quintet si priva un po’ di certi passaggi sospesi, vagamente fiabeschi dovuti all’impiego del glockenspiel, ad esempio, comunque non del tutto dismessi, in primis grazie a certi giochi timbrici delle tastiere, su cui s’innestano le fraeseologie del sassofono e della chitarra, urticanti e metallescenti, innervati dall’elastico e fremente drumming e dal bituminoso nerbo delle corde basse.
Non sono nuove le impressioni circa ingredienti e modalità fondative di determinati filoni Swiss-made: in termini strutturali, torniamo a cogliere le iterazioni di cellule melodiche brevi ed in lievitazione progressiva, in formula “minimal” e mediante “modularità” come già praticate da band di locali confratelli (tra cui potremmo citare subito Plaistow o Ronin, ad esempio), egualmente laboriosi nella creazione di un sound di confine, particolarmente plasmato su un groove che è piattaforma mobile d’interventi solistici, spesso in gerarchia cangiante e stilisticamente ibridi.
Dinamico, a tratti rarefatto post-Ambient, toccato da plastici sentori Industrial e neo-Prog, Molecules può apparire trasversalmente pervaso (e in parte frenato) da un certo sottile ma diffuso agnosticismo, ma ne è a più riprese riscattato, e ben vitalizzato, dal collettivo ingegno nella partecipazione solistica e nel disegno d’insieme, più volte movimentato da crescenti deflagrazioni sonore di catartico impatto.
Aggiungendovi l’apprezzabile valore aggiunto della cura grafica delle proprie edizioni discografiche, si può invitare a seguire la fusion elettro-acustica di Akku Quintet quale definita presenza di una determinata area creativa di lungimirante spirito europeo.
Link correlato: akkuquintet.bandcamp.com/