Jazzhaus Records – 2016
Daniel Linero: sassofoni, clarinetto
Daniel Restrepo: voce, basso
Cesar Morales: batteria
Pablo Beltrán: sax tenore
Julio Panadero: clarinetto
Daniel Bahamon: sassofoni
Nonostante la globalizzazione anche musicale e la cosiddetta world music diffusa ovunque, si sa ancora molto poco delle nuove sonorità urbane che contraddistinguono le megalopoli del terzo mondo. Accade quindi che dalla Colombia – artisticamente nota per le tradizioni ritmiche latinoamericane – arrivi una band destinata magari a cambiare i percorsi del sound autoctono, di certo già impegnata a riscrivere nuove pagine del grande racconto afroamericano. Si tratta di un settetto, si chiama FatsO e si scrive proprio così, con la O finale maiuscola forse a rendere omaggio a Waller, il celebre pianista stride degli anni Venti-Trenta, soprannominato Fats, grasso, per la sua corporatura, proprio come il fumetto sulla copertina di On Tape.
Composto da Daniel Restrepo (voce e basso), Cesar Morales (batteria), Santiago Jimenez (chitarra), Daniel Linero e Elkin Hernandez (entrambi sax alto e clarinetto), Cesar Daniel Caicedo (sax alto), Pablo Bertàn (sax tenore) – più Daniel Bahamon nel quarto brano al sax alto – il gruppo quasi metaforizza lo spirito dei tanti “fuorilegge” della jazz age e della beat generation: si avverte da un brano all’altro la lascivia e il tormento, il riso e il sarcasmo di un Tom Waits, di un Ray Charles o di un Robert Johnson, trasportati di peso nella vivace Bogotà odierna. C’è, in tutto il disco, il ricordo dell’impeto del blues e del chiaroscuro del jazz in una band perfettamente amalgamata, che, all’unisono, simboleggia i fragori boppistici alla Jack Kerouac o i turgori esistenziali alla Charles Bukowski nella valenza metropolitana di un protagonismo “svalvolato” e di una libertà mordace che s’aggira fra recitativi e duetti voce/sax (Snake Eyes) a richiamare l’espressionistico palcoscenico di Kurt Weill e Bertolt Brecht. In altri brani, volute strumentali finemente liriche (Crying Out) vengono accalappiate dalla presenza (teatrale anche qui) di un respiro al contempo gutturale, morbido, graffiante, che la dizione spinosa di Daniel Restrepo tecnicamente alterna fra uscite “di testa” e viluppi “di gola” o “di sterno”. Altrove una perfida nefandezza riesce meravigliosamente gradita, compiendo essenziali incisi hard rock per chitarra o lanciando frecce post-bop per sax in un unico brano (Brain Candy), riservando alle proprie forze visionarie un dialogo voce-contrabbasso che percuote i legami prog con un gusto indie (Out of Control).
L’On Tape di FatsO è via via una visione iperbolica nelle melodie dei fiati, un gesto disinvolto nel piacevole Inferno tropicale – evocato come afoso e sensuale in Oye Pelao – è altresì una storia di disillusione finalmente narrata in eufonico spagnolo sudamericano, risultando infine un segno di cicatrici del passato che potranno condurre a una caraibica speranza.