Il Premio Internazionale Massimo Urbani arriva alla ventesima edizione

Foto: Fabio Ciminiera










Il Premio Internazionale Massimo Urbani arriva alla ventesima edizione

Camerino – 9/11.6.2016


Come ogni anno si è rinnovata a Camerino la tradizione di un concorso ormai storico, vista la ventesima edizione raggiunta quest’anno e l’importanza attestata da un albo d’oro dove compaiono molti dei jazzisti più in vista dell’attuale panorama nazionale.


Il concorso si consolida nella formula adottata negli ultimi anni: i finalisti si presentano due volte sul palco del Teatro Marchetti per due esibizioni accompagnate dal trio residente formato quest’anno da Massimo Manzi alla batteria, Massimo Moriconi al contrabbasso e Piero Frassi al pianoforte. Se i brani interpretati ricadono nel novero degli standard, anche la scelta dei temi rivela il carattere, gli ascolti, le intenzioni e gli obiettivi dei partecipanti, rivela il punto di maturità raggiunto nei confronti del pathos da apportare all’esecuzione di una ballad, il rapporto con il virtuosismo e con l’esibizione più muscolare o dimostrativa, la capacità di misurarsi con le proprie inclinazioni stilistiche. Il limite d’età dei trent’anni, inserito da qualche anno nel regolamento, rende più uniforme il grado di evoluzione e le esperienze del lotto dei partecipanti.


La combinazione di esperienza e freschezza, la gestione musicale e la presenza scenica, la lettura e l’analisi di questi elementi alla luce di quanto detto sopra hanno portato la giuria presieduta da Emanuele Cisi a premiare la cantante napoletana Emilia Zamuner (nella foto), in grado nei due brani scelti – But not for me e The nearness of you, ristrettamente nella prima e nella seconda serata – di riportare nelle interpretazioni tanto l’aderenza alla letteratura degli standard quanto i primi passi di un percorso personale nell’improvvisazione e nella concezione del proprio mondo sonoro. Una attitudine passata in modo repentino tanto alla platea quanto alla giuria formata dagli studenti dell’Università di Camerino, che le hanno assegnato il premio del pubblico e il premio Unicam. E una disposizione rivista, poi, nell’ormai tradizionale concerto del sabato affidato al vincitore in cui ha saputo condurre con personalità il quartetto capeggiato da Maurizio Urbani e formato da Alberto Napolioni, Lorenzo Scipioni e Michele Sperandio.


Ma, come è ovvio, se il concorso mette in risalto l’aspetto competitivo dei concorrenti, la musica è anche condivisione e necessità di espressione e in questo senso vanno menzionati tutti i partecipanti della ventesima edizione in rigoroso ordine alfabetico, vale a dire Giovanni Agosti (pianoforte, secondo classificato), Sergio Casabianca (chitarra), Federica Foscari (voce), Antongiulio Foti (pianoforte), Emanuele Filippi (pianoforte, terzo classificato), Andrea Paternostro (sax alto, vincitore della borsa di studio per Nuoro Jazz), Valerio Rizzo (pianoforte, vincitore della borsa di studio per Umbria Jazz), Michele Rubini (sax alto, vincitore del premio Social), Lorenzo Simoni (sax alto, vincitore del premio della critica), Michele Uliana (clarinetto), Niccolò Zanella (sax tenore).


Nelle due serate del Premio, la seconda parte delle due serata ha visto sul palco due concerti. Giovedì 9 giugno, Emanuele Cisi, all’esordio come presidente di giuria, si esibito insieme a Frassi, Moriconi e Manzi, mentre venerdì 10 giugno Antonello Salis e Egidio Marchitelli hanno dato vita a un set dedicato a Jimi Hendrix sia per quanto riguarda le sonorità che per quanto riguarda la scelta dei brani. E poi le jam session nel cortile del Teatro. Cortile che avrebbe dovuto ospitare anche il concerto della vincitrice, ma per questioni meteorologiche si è dovuto tornare all’interno: il foyer del Teatro, sperimentato per l’occasione, si è rivelato invece una sala da musica dall’acustica calda, capace di accogliere con eleganza spettatori e interpreti.


Sondare il polso alla scena jazzistica italiana alla ricerca di talenti emergenti sotto il nume tutelare di Massimo Urbani. Una missione importante e, per certi aspetti, basilare: l’intuizione avuta da Paolo Piangiarelli a metà degli anni novanta ha avuto il merito di coagulare intorno alla figura di un musicista prematuramente scomparso, ma altrettanto prematuramente capace di mostrare la sua energia musicale, il suo talento cristallino, la sua felice interpretazione del linguaggio jazzistico tanto le nuove generazioni di musicisti quanto la possibilità di costruire un percorso per operatori e istituzioni per valorizzare e animare il territorio. Ed è naturale, arrivando a una cifra tonda, andare a valutare lo sviluppo dell’idea di partenza e lo stato delle possibili evoluzioni.


E l’aspetto che maggiormente connota il Premio Internazionale Massimo Urbani oggi è proprio la disposizione a non rimanere schiacciato sul suo core-business, vale a dire il concorso, ma di sapersi allargare negli spazi della città e verso generi musicali diversi. L’esempio più efficace di questa edizione è stata la combinazione delle esibizioni della P-Funking Band con gli aperitivi internazionali, appuntamenti pensati per coinvolgere gli studenti Erasmus presenti a Camerino nei locali del centro che proponevano specialità dei vari paesi del mondo. Il jazz come linguaggio universale per un centro storico pieno di persone. E così sono state concepite le altre iniziative correlate al Premio, come la presentazione tenuta da Libero Farné di “Go, Max Go”, romanzo scritto da Paola Musa, o le guide all’ascolto condotte da me nel corso dei pomeriggi del premio, sulle quali torneremo per una riflessione nei prossimi giorni. Il passaggio del testimone tra Paolo Piangiarelli e l’Associazione Musicamdo è avvenuto in maniera non solo fluida ma fruttuosa, senza perdere la grande esperienza di una figura carismatica ma aggiungendo via via elementi di modernità. La testimonianza viene dalle varie iniziative promosse nel corso degli anni: un percorso di incontri, di ambientazioni, di contatti con altre associazioni, di relazioni con festival e rassegne nazionali, di dialogo con il pubblico e gli spazi del territorio, utile sempre a dare una spinta in avanti alla manifestazione e alle sue motiviazioni principali, vale a dire il ricordo di Massimo Urbani e il concorso. Come a voler significare che il ricordo e le tradizioni si perpetuano se cercano di rinnovarsi e sanno trovare le risposte per proporre un dialogo con il presente.



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