Kocher/Manouach/Papageorgiou

Kocher/Manouach/Papageorgiou

Bruit Records – 2 – 2016



Jonas Kocher: fisarmonica

Ilan Manouach: sax soprano

Dimitris Papageorgiou: violino






Avanguardia dagli speroni forti e acuminati, quella propugnata dal trio elvetico-belgico-ellenico Kocher-Manouach-Papageorghiu.


Il primo, da noi recentemente lodato almeno per una sensazionale prova concertistica del trio ultra-avant-garde insieme al pianista Jacques Demierre e il trombettista Axel Doermer, è un accordionista spiccatamente versato nelle disamina radicale del proprio strumento, di cui fornisce insolite applicazioni creative e spettacolari; di una certa visibilità (tra gli “invisibili” di quel parterre della sperimentazione ad oltranza) l’ateniese Ilan Manouach (naturalizzato belga) è artista multimediale già devoluto al “fumetto concettuale” di cui è anche editore e, in quanto sassofonista autodidatta, si è prodigato entro “formazioni effimere” tra cui la curiosa esperienza Vacant Greece, registrazioni in libertà presso vuote camere d’albergo un po’ dappertutto nel circuito greco al grido di “Tourists go Home!” (sic!); se alle sinistre deviazioni non v’è fine, ci si mette anche il violinista Dimitris Papageorgiou, che al pari non solo di Kocher investe sulle caratteristiche esecutive e sui dialoghi tra composizione e improvvisazione, oltre che tra scrittura occidentale e orientale, in particolare mutuando dalle modalità Maqâm un metodo di notazione che rappresenti «i diversi livelli d’indeterminatezza tra i micro-livelli di un suono improvvisato e i macro-livelli di una complessiva forma musicale improvvisata.»


Di che annichilire una carica di bisonti devoluti all’easy-listening, insomma, quanto invece cibo per l’emisfero destro degli inesausti auditori controcorrente e immaginativi, qui ulteriormente gratificati dall’attrattivo, semi-trasparente dischetto, per le cure della malintenzionata Bruit records (nomen est omen!) – ma il cimento discografico non turberà le coscienze per molto più di venti minuti (non s’escludono comunque effetti secondari di ben maggiore persistenza!).


Come da copertina le “gemme” acustiche sono di certo acuminate ma non altrettanto levigate, rilucendo di energie diversamente illuminanti, più in forma di falene o flashes, e debolmente rischiaranti se si volesse procedere lungo vie a regolare percorrenza, intessute della sommazione o dell’individualità degli strumenti strettamente in acustico abbordati con approccio spregiudicatamente viscerale e atipicamente simbotico.


Sorta di happening “concreto” ma privo di vanità o protervie, l’incontro-scontro della triade Kocher-Manouach-Papageorgiou si fa ennesimo portatore di quelle prometeiche “luci oscure” che mantengono elevata la soglia dell’attenzione (e tensione) creativa, nel bilancio instabile di un’immane presa di rischio e “sofferta” naturalezza e circa altrettanta dilapidazione di libertà.



Link correlato: http://bruit-asso.bandcamp.com/album/kocher-manouach-papageorgiou-2