Caligola Records – Caligola 2216 – 2016
Maurizio Brunod: chitarre acustiche, chitarre elettriche, live sampling, loop
Danilo Gallo: basso elettrico, balalaika basso, contrabbasso, live sampling
Massimo Barbiero: batteria, marimba, udu drums, timpani, wave drum, glockenspiel
Trio discograficamente inedito e, a dire dei componenti, di frequentazione appena recente, ed Extrema Ratio cimenta tre entità definitivamente affermate (oltre che forti di frequentazioni di notevole spessore) di àmbiti musicali dai confini non netti, ma in buona parte afferenti al territorio del jazz in forma “open”.
La questione delle etichette appare, comunque ed a proposito, decisamente accantonata e sovvertita dalle risorse creative dei tre: se la cooperazione dei due eporediesi Barbiero e Brunod è stata prolungata e variamente fertile, la versatilità del bassista d’Apulia è certamente un ulteriore elemento collante al clima di collaborativo cimento dell’album.
Sequenza in buona parte fondata su composizioni collettive (probabilmente all’impronta), con qualche contributo a singola firma, che non manca di occhieggiare al repertorio: oltre ad intervallarsi col triplice trattamento della tradizionale Reine (nell’intro in forma di febbrile psichedelica, di crudezza tematica e medievaleggiante nobiltà nell’intermezzo e, nell’epilogo, in modalità più “acid”), propone una versione centellinata e rarefatta della Our Spanish Love Song di Charlie Haden (certamente molto distaccata dai languori, alquanto ruffiani, della versione da questi posta in opera con Metheny), conferendo una tonica, sensibile corrente bluesy a K (da Chris Speed); la firma dei singoli appare di minor urgenza rispetto alla fisionomia d’insieme del trio, che può investirsi con molteplici tratti di stile (probabilmente è la “punta” solistica Brunod a potersi concedere più nettamente dei primi piani), e gli estri dei tre si affermano pertanto lungo la tracklist con assortite guise, dagli arabeschi nervosi e trancianti di Flying Carpet alla ricchezza coloristica di Lullaby of Rattlesnakes.
Un ascolto “a fuoco” valorizzerebbe ancora di più il portato timbrico ed umorale di parti strumentali non prive d’eccentricità (quali la balalaika basso o parte della panoplia percussiva), oltre ad evidenziare con maggior corpo le frequentazioni africaniste e il senso del colore di Barbiero, la duttilità e i molteplici campi ispirativi delle sei corde di Brunod, le immissioni energetiche e le propensioni avant-garde di Gallo.
La decantazione dinamica e la convergenza dei tre talenti fa dell’incisione un terreno d’esplorazione, collettiva e/o individuale, non del tutto predeterminata, potendovi a più riprese captare i tratti interlocutori della ricerca istantanea di uno stilema o una “forma” rappresentativa, che non appaiono comunque imperativi nel progetto, vivente (e non è un difetto) di stati immaginativi forti e in più occasioni informali.