Sergio Krakowski – Pássaros: The Foundation of the Island

Sergio Krakowski - Pássaros: The Foundation of the Island

Ruweh Records – Ruweh 002 – 2016



Sergio Krakowski: pandeiro

Vitor Gonçalves: pianoforte

Todd Neufeld: chitarra elettrica







Analogo soltanto a prima vista al tamburello sud-europeo e più remoto parente del riq arabico, il pandeiro brasiliano presenta di fatto un peculiare carattere e soprattutto un differente approccio tecnico, sia per tocco che per postura, su cui non sarà appropriato qui soffermarsi, ma che renderà ampiamente ragione delle impressioni sonore che lo stesso potrà generare nelle sue possibili pratiche: di queste Sergio Krakowski è tra i pochi convinti e caparbi alfieri solistici in jazz (prescindendo dalla miriade di accompagnatori dei locali combo in terra brazileira) che sta edificandosi una progettuale identità, in considerazione del carattere speculativo della propria ricerca in arte, che ha trovato doppio scenario dalla nativa Rio de Janeiro fino all’attuale area di New York.


A partire dai materiali del recente “web-album ciclico” Carrossel de Pássaros (ascoltabile al seguente link) colpirà la resa, per molti versi sorprendente, di tre voci improvvisanti dal backstage piuttosto spontaneo, essendo una “ripresa live in unica sessione di 42 minuti”, oltre, come s’immagina, all’unicità della combinazione strumentale, Pássaros: The Foundation of the Island espone il sapido percorso di tre solisti egualmente impegnati, canalizzati lungo un’ininterrotta sequenza di libera ispirazione.


Notevole il sostegno, a proprio modo contrappuntistico, dei partner – un fluente Vitor Gonçalves al piano e un notturno Todd Neufeld alle sei corde elettriche, entrambi procedenti su linee relativamente sintoniche ma per lo più indipendenti, alquanto affrancati da urgenze o dettati di conciliazione armonica, eppure spesso convergenti sulla peculiare traccia della percussione: la scintillazione breve dei piattini e le risonanze invece assai profonde e carnali della membrana conferiscono allo strumento un inquietante corpo animale, il cui carattere, tellurico e impulsivo, ne impregna la fisionomia
espressiva e sonora.


Oltre che una rivisitazione alquanto sui generis (e quanto meno post-moderna) del Choro brasiliano, quest’esperienza dai molti tratti inattesi rappresenta un affresco di creatività contemporanea: tra le timbriche più oscure della gamma cromatica e i sentieri meno scontati dello spettro immaginativo, la sequenza non è parca di dimensione-sorpresa, ancor meno di groove, qui statuario e a tratti esplosivo, e di una certa corrente (meta-) stilistica – oltre che dell’individuale arte di Krakowski – s’espone come un medium efficace e, si conferma, (ulteriormente) rivelatore.