Caligola Records – Caligola 2211 – 2016
Alessia Obino: voce
Dimitri Sillato: violino
Giancarlo Bianchetti: chitarra
Enrico Terragnoli: banjo, podofono
ospiti:
Reda Zine: voce, guembrì in Hard times killing floor blues
Danilo Mineo: percussioni in Hard times killing floor blues
«Tradizione accordata al presente» recita la nota di presentazione di Deep Changes, il nuovo lavoro di Alessia Obino alla guida del progetto CORdas. Il confronto tra la voce di Obino e un ensemble di “corde” formato da Dimitri Sillato, Giancarlo Bianchetti e Enrico Terragnoli – rispettivamente al violino, alla chitarra e al banjo e al podofono – restituisce un filo logico che accorcia la distanza tra gli albori del jazz e il presente. Certi suoni e la presenza del blues, l’attitudine interpretativa e alcuni tra i brani scelti rimandano indietro nel tempo. La presenza di un paio di brani di Kurt Weill, l’esotismo dell’Hong Kong Blues di Hoagy Carmichael fanno slittare di qualche decennio in avanti le lancette del tempo e vengono ancora più vicine con Sue’s changes di Charles Mingus. La manipolazione del suono, l’approccio dei singoli e le esperienze maturate negli anni e, naturalmente, l’intenzione del gruppo di non lanciarsi in una operazione filologica o imitativa, per quanto coerente e non contraddittoria con le premesse dei brani scelti aggiungono l’elemento attuale e contemporaneo.
Il percorso prende perciò una piega specifica. Andare indietro nel tempo rileggendo brani e atmosfere in una maniera personale, mirata a mettere in discussione tanto il proprio approccio quanto l’aderenza alla tradizione. Gli echi elettronici, ad esempio, sono la cartina di tornasole più leggibile del processo: hanno il potere di evocare gli scenari e gli ambienti, di solleticare anche l’immaginario cinematografico dell’ascoltatore e, allo stesso tempo, introducono possibilità del tutto assenti nel materiale di partenza, inteso sia come composizioni che come vocabolario sonoro. Ma altri esempi possono venire dall’utilizzo della voce e degli strumenti, dal rapporto con la forma canzone e via dicendo.
Un dialogo che si ampia e si approfondisce nel brano conclusivo, Hard times killing floor blues di Skip James. Una matrice che corre nel testo, nei suoni e nel titolo nell’intera vicenda vissuta dal blues nel corso del novecento. La rivisitazione di Alessia Obino riporta il blues a contatto con l’Africa grazie ad una rivisitazione accorata e vitale dove entrano la voce e il guembrì (lo strumento a corde tipico della tradizione Gnawa) di Reda Zine e le percussioni di Danilo Mineo. Una versione densa dove il senso del blues passa attraverso le frasi – suonate o cantate – che si sovrappongono e si stratificano in un mosaico ipnotico. Una lettura che rimanda ancora più indietro nel tempo ma che, sempre con la chiave caratteristica di CORdas, punta a cercare una soluzione personale, a seminare dubbi, ad agganciare, in modo reciproco, la tradizione al presente per trovare nuove e possibili strade all’interno dei materiali affrontati.
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