Francesco Forges – Micro Strayhorn

Francesco Forges - Micro Strayhorn

MusicaCruda 4 – 2016



Francesco Forges: voce, pianoforte, flauto contralto, arrangiamenti

Michele Benvenuti: trombone

Maurizio Nobili: voce (Just a sittin’ and a rockin’ e Multicolored Blue), pianoforte e arrangiamenti (My little brown book)

Lorenzo Serafin: oud , contrabbasso

Emiliano Turazzi: clarinetto, clarinetto basso







Attivista e sorta di ghost-composer alla corte di Duke Ellington, Billy Strayhorn è un nome noto pressoché ad ogni medio cultore di jazz, ma una gran parte ammetterebbe oggi di non poterne metter a fuoco l’identikit di personalità, e perfino cultori e jazzologi si scontrerebbero con la difficoltà di reperirne le scritture originali.


Rinunciamo ad enumerarne i tributi, in forma episodica o di antologie dedicatarie, segnalando il presente lavoro, che al proposito getta una luce piuttosto originale, a firma di un titolato vocalist ed operatore musicale che nel proprio progetto ha inteso enfatizzare ulteriormente la quota di “mistero” circostante la figura dello sfuggente Autore.


Già la scelta di proporne in copertina un’immagine alla guisa di un contemporaneo enfatizza probabilmente l’intento di riscattarlo dalla fossilizzazione storica, e l’approccio formale piuttosto libero sottolineerebbe l’ampiezza di quanto inesplorato rimanga del suo operato e della sua creatività: in ciò Forges e compagni hanno optato per delle (ri-)letture fuor di schema, collocando il clima interpretativo entro una straniante (quanto studiata) atemporalità.


Micro Strayhorn si articola così mediante arrangiamenti di variabile e certo inusuale carattere, ove spicca l’intensa applicazione della vocalità (del titolare e di Maurizio Nobili in due tracks) e dell’approccio dei consistenti sidemen d’area meneghina, parimenti abili a conformare stilemi jazz rivoltati per soluzioni formalmente non canoniche, dominate da un’acusticità concreta.


«I brani di Strayhorn riescono a generare una serie di inaspettati spin-off che celebrano invece adeguatamente gli strappi e le raffinatezze (a un tempo) di questa musica eternamente sospesa» – matrici dunque suggestivamente libere con adeguata controparte interpretativa, entro un album di carattere privato e anti-sensazionalista.


Arcaicità post-moderna, teso intimismo grondante spirito blues, stralunato humour, enfasi non latente ma comunque molto atipica, sono alcuni dei tratti caratteriali di questo lavoro che non sembra curarsi particolarmente di richiami di mercato o logiche cosmetiche, vivendo molto di un fervido spirito dedicatario, percepibilmente di grande seriosità d’impianto.