Stefano Coppari – Eureka

Stefano Coppari - Eureka

Auand Records – AU9058 – 2016





Stefano Coppari: chitarra

Claudio Filippini: pianoforte

Ananda Gari: batteria

Ludovico Carmenati: contrabbasso


ospiti:

Emanuele Evangelista: Fender Rhodes

Giacomo Uncini: tromba







La melodia come perno su cui far ruotare tutte le possibilità del quartetto e gli elementi che Stefano Coppari utilizza in Eureka.


Il chitarrista porta nel disco una visione stilistica molto equilibrata. Le dieci tracce – nove temi originali e una rivisitazione di Heaven dei Depeche Mode – prendono le mosse dal jazz elettrico degli anni settanta e puntano a realizzare una sintesi tra quei riferimenti e la scena attuale. Nel disegno disposto dal chitarrista entrano ascolti provenienti da mondi musicali diversi, come testimonia la scelta del brano non originale, e dalla lezione dei musicisti europei, dalle esperienze venute maggiormente alla ribalta nel corso degli ultimi decenni. Ritmiche swinganti oppure costruite in maniera meno tradizionale, sonorità elettriche più o meno marcate, la presenza degli ospiti: elementi utili per mettere a confronto le linee che entrano nella scrittura di Coppari, nelle intenzioni presenti negli arrangiamenti e nell’alchimia del quartetto.


Ed è proprio nell’equilibrio la cifra caratteristica del disco. Il passaggio dai punti di partenza alle spinte più contemporanee è condotto con gradualità. Lo sguardo all’attualità si insinua senza andare alla ricerca di spinte eccessive o forzate: la dimensione fortemente melodica pone le basi per una gestione complessiva sempre misurata e, soprattutto, coerente. Dalle note di pianoforte che aprono Banja Luka alla conclusiva Heaven, viene fuori un disco molto compatto e proposto dalla formazione con tranquillità, dove temi e assolo hanno modo di respirare e svilupparsi con la necessaria fluidità. Se Coppari e Filippini hanno un ruolo maggiormente preminente nel corso dei dieci brani, la ritmica costituita da Ananda Gari e Ludovico Carmenati sostiene sempre con proprietà gli interventi de solisti. E anche l'”accoglienza” dei due ospiti – vale a dire il trombettista Giacomo Uncini ed Emanuele Evangelista impegnato al Fender Rhodes – avviene secondo la stessa modalità rilassata per diventare, di conseguenza, ben integrata all’interno dell’economia del disco.


La formazione presente nel lavoro annovera musicisti giovani ma già in grado di esporre in maniera convinta il proprio mondo musicale. Se Claudio Filippini è da tempo una certezza della scena nazionale, grazie alle sue collaborazioni e ai numerosi dischi a suo nome, anche gli altri protagonisti hanno iniziato a manifestare la propria personalità e li abbiamo spesso incontrati nei dischi presentati sulle nostre pagine, così come sui palchi di rassegne e club importanti.


Un disco di esordio – se si esclude il lavoro co-firmato insieme ad Antonangelo Giudice – gestito con piglio, senza velleità rivoluzionarie ma con l’intenzione di mettere in mostra spunti personali.



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