Venti volte Grido! Gianpaolo Antongirolami e Gianluca Gentili a Giulianova

Foto: Fabio Ciminiera










Venti volte Grido! Gianpaolo Antongirolami e Gianluca Gentili a Giulianova

Giulianova, Pasticceria Arte e Cioccolato – 17.9.2016

Gianpaolo Antongirolami: sax soprano, sax baritono

Gianluca Gentili: chitarre


I traguardi sono sempre importanti, le cifre tonde permettono di riprendere fiato per fare il punto della situazione, guardarsi indietro e progettare le nuove strade. E, quindi, venti concerti per una associazione di provincia che non ha una sede fissa, che programma in massima parte musica difficile da incontrare al di fuori di circuiti ben delimitati, che per forza di cose predilige concerti in solo o in duo, che si sostiene sulle spalle e sul lavoro di un singolo appassionato, sono tutt’altro che impresa banale. Qualche appuntamento dell’Associazione Grido di Giulianova è stato seguito anche dal nostro webmagazine – in particolare i concerti di Pasquale Mirra, Eugenio Colombo, il duo formato da Luca Tilli e Sebi Tramontana, Silvia Bolognesi – e, per dare conto del livello delle imprese condotte da Giuseppe Di Berardino, basta ricordare l’approdo a Giulianova del Peter Brotzmann Chicago Tentet, ormai quattro anni fa, organizzato insieme a L’Officina (L’arte e i mestieri).


Il ventesimo appuntamento – realizzato nel giro di circa cinque anni – vede protagonisti Gianpaolo Antongirolami e Gianluca Gentili per un concerto dedicato alle pagine della musica del Novecento, con l’esclusione di due brani, l’apertura e il bis finale, del compositore inglese del Seicento John Dowland. Un repertorio utile per muoversi tra le coordinate geografiche e stilistiche del secolo scorso. Giacinto Scelsi, Arvo Part, Gyorgy Kurtag, Steve Reich, John Cage, Frank Zappa e Astor Piazzolla sono stati gli autori scelti, cercando una interazione possibile tra melodie, sperimentazione, innesti elettronici, leggibilità delle pagine interpretate: una scaletta senza troppi compromessi ma, allo stesso tempo, rivolta a non creare barriere o fratture con il pubblico e con l’ambiente. Come è ormai consuetudine, la direzione intrapresa dall’associazione porta la musica in posto abbastanza differenti dalla sala da concerto e anche i musicisti devono fare – virtuosamente – i conti con la situazione. Se per i jazzisti e, in generale, per i musicisti che utilizzano l’improvvisazione, il gesto come atto espressivo e la creazione istantanea della musica aiutano ad entrare in empatia con le dinamiche proposta da ogni tipo di luoghi, per il musicista più legato alla pagina scritta è la strada individuata tra le differenti partiture a segnare il dialogo che si crea con lo spazio e con le persone che lo vivono e che vi ascoltano la musica. Antongirolami e Gentili gestiscono con grande maestria il repertorio grazie alla combinazione delle tensioni dei brani e delle sonorità degli strumenti, all’utilizzo dell’amplificazione e della manipolazione dei suoni prodotti, all’alternanza dei momenti in duo e in solo: tutti elementi utili a creare una dinamica all’intenro dell’esibizione e necessari a far passare il livello e lo spessore delle esecuzioni proposte. La scelta di approdare al termine del concerto sul più consueto Astor Piazzolla è un riflesso di questo ragionamento: la possibilità di dare al pubblico un punto di riferimento preciso per la conclusione del discorso complessivo.


Un filo logico attraversa i brani eseguiti: riportare l’accento sugli aspetti melodici della musica colta del Novecento. Ovviamente, secondo diversi gradi di affidamento alla chiave melodica. Sono pagine composte in momenti diversi del secolo e con attitudini differenti: il rapporto con la registrazione e la diffusione delle esecuzioni è, è quasi banale dirlo, diverso per Giacinto Scelsi e Frank Zappa, per Arvo Part e Jon Cage, così come è stato diverso il rapporto con le matrici eurocolte e, dall’altra parte, con i riferimenti popolari per ciascuno degli autori incontrati. Le esecuzioni di Gianpaolo Antongirolami e Gianluca Gentili tengono in considerazione le diverse coordinate: il concerto mantiene per tutta la sua durata la connotazione di una carta di viaggio attraverso le latitudini e le direzioni divergenti dello scorso secolo.



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