Foto: Ambrogio Colombo
Tu vuo’ fa l’Americano. Le canzoni comiche di Carosone e Buscaglione
Un incontro tra jazz e canzone pop è possibile: quella che oggi chiamiamo contaminazione, avveniva, in qualche modo, già negli anni cinquanta grazie a musicisti come Renato Carosone, Fred Buscaglione e molti altri. Lo spettacolo Tu vuo’ fa l’Americano ha voluto ricordare due figure importanti della musica italiana come Carosone e Buscaglione attraverso alcuni dei loro brani riproposte con swing e nuovi arrangiamenti, nel pomeriggio di domenica 18 settembre, da musicisti quali i Four on Six, Ricky Gianco e Stefano Covri, Vince Tempera al piano con Vik e i Doctors of Jive.
In una Sala Barozzi gremita, i musicisti che si sono avvicendati sul palco hanno convinto il pubblico che li ha applauditi con grande entusiasmo. Fulvia Serra – deus ex machina, insieme al fratello Franco, della Gertie Production e, in precedenza, storica direttrice, dopo Oreste Del Buono, della rivista Linus – è stata la padrona di casa dell’appuntamento organizzato da Giuseppe Ferdico per il Circolo Bentivoglio e la sezione Milanese dell’UIC.
I primi ad esibirsi sono stati i Four on Six che hanno riletto secondo le modalità dello swing manouche le canzoni di Buscaglione e Carosone. La formazione, capitanata da Michele Cipriano alla voce, ha reso subito omaggio a Carosone con una versione veloce e trascinante di Tu vuo’ fa l’Americano per poi affrontare due brani di Buscaglione, Che Notte! e Porfirio Villarosa, e canzoni provenienti dal repertorio di altri cantautori. Il set dei Four on Six è stato il giusto apripista per riscaldare il pubblico presente, la loro esibizione ha avuto infatti un ottimo riscontro da parte degli spettatori.
Dopo aver raccontato un breve aneddoto relativo ai due grandi personaggi omaggiati, Fulvia Serra ha chiamato sul palco Ricky Gianco e Stefano Covri. Una versione per voce e chitarra di Maruzzella, rigorosamente in dialetto napoletano, è stata il loro tributo a Carosone, prima di passare ai suoi classici, tra cui il celeberrimo Pugni Chiusi scritto per I Ribelli e la voce di Demetrio Stratos, in una rielaborazione soul, molto suggestiva ed appassionata. Tra l’altro, Ricky Gianco ha voluto ricordare Stratos e lo ha definito una delle voci più interessanti della scena pop e, poi, dell’avanguardia italiana: uno dei pochi sperimentatori nell’Italia degli anni sessanta. Il vento dell’Est, Sei rimasta sola e Pietre, la canzone portata al successo da Antoine. Il pubblico ha apprezzato e ha cantato i brani più popolari insieme a Gianco. Stefano Covri, dal canto suo, ha messo in risalto la sua vena cabarettistica nell’esecuzione di due sue canzoni originali.
Sempre seguendo la linea sobria e contenuta delle sue presentazioni, Fulvia Serra ha introdotto sul palco l’organizzatore del concerto, Giuseppe Ferdico, che ha tratteggiato una breve storia di Tu vuo’ fa l’Americano, canzone scritta da Nicola Salerno, in arte Nisa, per quanto riguarda i versi, e composta da Carosone, proprio a Milano, dove è vissuto a lungo. In un suo breve intervento, ha ricordato le figure di Carosone e Buscaglione, i personaggi con cui hanno collaborato e le canzoni più celebri: entrambi, nelle loro parodie e nei loro divertenti affreschi di costume, hanno spesso e volentieri preso di mira il vezzo degli italiani più esterofili, la mania di imitare gli americani. Nello scendere dal palco, Ferdico ha salutato anche Wilma De Angelis, presente tra gli spettatori, e ha ricordato che la cantante, negli anni cinquanta, aveva esordito come interprete dello swing.
Un lungo applauso ha accolto sul palco il pianista e direttore d’orchestra Vince Tempera. Un musicista eclettico capace di passare dal pop di avanguardia del gruppo Il Volo negli anni settanta alla composizione di colonne sonore e alle sigle dei cartoni animati e delle sigle di programmi televisivi. E, infine, tutti lo ricordano sul palco del Festival di Sanremo come direttore d’orchestra dove è apparso moltissime volte.
Elegante e, allo stesso tempo, informale nel suo impeccabile vestito blu, Tempera ha subito presentato i suoi compagni di palco, i Doctors of Jive. Battendo le mani a tempo di swing e accennando qualche passo di danza, ha diretto la sua quasi-big-band e coinvolto subito nella musica il pubblico. Una musica carica di energia e trascinante: tra i brani eseguiti, un arrangiamento in chiave blues di Guarda Che Luna, resa celebre da Fred Buscaglione, partito in sordina per poi crescere di intensità e ritmo, con gli ottoni, soprattutto tromba e tromboni, in buona evidenza, ha provocato un brivido di emozione tra gli spettatori, tutti in piedi ad applaudire. Con voce forte e vigorosa, Vik (al secolo Vittorio Marzioli) ha interpretato sia brani di Carosone – in particolare, Torero e ‘O Sarracino – che di Buscaglione – Buonasera Signorina – e una divertente versione di That’s Amore, tutti colorati da un particolare ritmo in levare, per rispettare i canoni espressivi del Jive. Vince Tempera, poi, si è seduto al pianoforte per eseguire in solo alcuni brani amati da Carosone.
Prima del finale, Fulvia Serra ha chiesto un attimo di attenzione al pubblico per far ascoltare un messaggio audio di auguri giunto a Vince Tempera per i suoi settant’anni: Francesco Gabbani, vincitore con il brano Amen dell’edizione 2016 di Sanremo Giovani, ha intonato i versi della canzone. E, infine, tutti i musicisti sono saliti sul palco per un ultimo brano dedicato al Maestro Tempera che, a fine concerto, si è concesso con grande disponibilità per salutare, scambiare qualche parola e posare per i selfie con gli spettatori.